Mergab, settembre 1935
Carissimo Babbo, eccoti questo atto unico. Molto semplice ; semplice come tutto ciò che è vero. È un episodio avvenuto la sera del 10 settembre quando, ad Affesì, ricevemmo l’ordine di passare la frontiera e di attaccare -e io appartenevo proprio a questa Prima Compagnia con Spada e Ghizzoni. Poi non se ne fece di nulla e si ricominciò ad aspettare le indecisioni di Ginevra. Ne ho ricavato questo atto che ti mando. Lo batterai, con comodo, a macchina. Poi scriverai o telefonerai al dottor Dario Sabatello (via Marianna Dionigi, 57, telefono 31346) pregandolo a mio nome di mostrare questi fogli a Bragaglia per una eventuale rappresentazione. Se questa via non è buona, tenta Gallian sempre per Bragaglia o per una pubblicazione su «Circoli». Se neanche questo va, contentiamoci del peggio: esiste al ministero Stampa qualcosa pel teatro. Senti Spinetti. Purtroppo, qui non c’è propaganda. Tuttavia... Naturalmente, tutto questo è subordinato allo scoppio della guerra, altrimenti l’atto diventa incomprensibile. La guerra? Da lunghi mesi non facciamo che ruminare le circolari di coloro che vogliono prepararci «la mente e l’animo alla guerra». Cominciamo a sentirci ridicoli. Per i soldi, ecco come stanno le cose: non esiste ancora il mio foglio stipendi e vado avanti a furia di acconti. Avrò una buona somma tutta insieme e allora manderò subito. Di’ a Mamma di pazientare. Io fisicamente benissimo. Moralmente, come può stare un italiano che vede la politica del suo Paese passare ancora pel meridiano di Ginevra. Ho piacere di Roddolo.
Indro
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