Un lettore preoccupato: «Perché non provi a diventare juventino?»

Caro Direttore,
viviamo tempi grami ma, prima o poi, la bufera passerà e torneremo a sorridere. Noi, ma non lei. Ho saputo che è uno sfegatato tifoso del Torino, una squadra che dovrebbe giocare al calcio, ed è costretto ogni domenica a rovinarsi il fegato davanti al disastro sportivo dei suoi beniamini. Per me, vecchio irrecuperabile juventino, dovrebbe essere motivo di (inconfessabile) soddisfazione vedere il Toro ridotto alla condizione di un vitello sacrificale, ma le confesso che non riesco a gioirne. Mica per le sorti del Toro, cosa crede? Mi stanno a cuore i suoi articoli sul Giornale, le sue lucide e a volte corrosive analisi. Come potrà mantenersi sereno, come farà a documentarsi per bene se avrà sul cuore il macigno dell’ennesina débâcle del suo Torino? Un suggerimento lo accetterebbe? Perché non pensa di passare nel nostro campo, dove siamo abituati a vincere e a trionfare sui campi di tutta Europa? La Juve aggiungerebbe un autorevole estimatore ai sui cento milioni di sostenitori e noi, lettori abituali de Il Giornale, ci garantiremmo un direttore lucido e sereno per sempre.

Caro Renato, lei sa che nella vita si possono cambiare tante cose, ma la mamma e la squadra di calcio, proprio no.

Io, poi, piuttosto di trasformarmi in juventino preferisco farmi investire da due bulldozer e trasformarmi in soppressata. Ma la sua simpatica lettera mi fa sorgere un dubbio: andrò a rileggermi un po’ degli ultimi articoli. Se, come dice lei, sono lucido e sereno solo quando la mia squadra del cuore vince, povero me. E poveri voi.

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