LucaGuerra, i Comunisti italiani
sono stati una stampella
della giunta Penati. Ma al ballottaggio
lei, capogruppo provinciale
uscente, annuncia che non
gli darà il suo voto.
Che è successo?
«Con Penati non ho condiviso
quasi nulla negli ultimi due anni
di governo della Provincia. Lo
considero un nemico. Un ex comunista
che si vergogna di quello che è stato e che gli ha consentito
di guidare sia il Comune di
Sesto San Giovanni sia l’amministrazione
provinciale».
Scusi, Penati è un nemico della
sinistra? Ma se per non mollare
la poltrona va persino a braccetto
con centri sociali, verdi e rifondazione?
«Sgomberiamo il campoda un
equivoco: Penati non è un buon
amministratore. Lo raccontano
le sedute di giunta e quello che
hafatto in cinque anni. Per quella
poltrona è disposto a tutto, ad
ogni immoralità politica. Basta
guardare, giusto per capirci,
con chi si è alleato per il voto di
domenica: con i Pensionati che
fino al 7 giugno - dico 7 giugno
di quest'anno e non di cinque anni
fa - correvano insieme a La Destra
di Francesco Storace».
Be’, alleanze a parte, ma il governo provinciale di Penati è stato all’insegna del fare cose di sinistra...
«Cose di sinistra? Non scherziamo. Un esempio, sul piano casa non ha fatto nulla. Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) in un dibattito televisivo ha garantito che con lui ci saranno più case per tutti. Peccato però che, oggi, chi ha bisogno di un tetto sulla testa non può certo ricorrere al piano casa di Penati. E ancora, mentre le aziende della Provincia di Milano chiudono e aumentano le fabbriche che lasciano a spasso i dipendenti, lui che fa? Penati stanzia sei-milioni-sei per la comunicazione».
Sei milioni di troppo?
«Sì, sei milioni di troppo visto che per il sostegno degli anziani ne mette a bilancio due milioni. E non sono solo quei sei milioni messi a disposizione del suo portavoce Franco Maggi che gridano vendetta al cielo. Alle spalle Penati lascia anche consulenze e incarichi professionali spesso e volentieri denunciati dalla stampa: tutti o quasi tutti con un comune denominatore, la nascita o la residenza dei consulenti in quel di Sesto San Giovanni».
Virgolettato che ricorda le accuse lanciate dal Pdl nell’aula di Palazzo Isimbardi.
«Accuse vere e documentate. Ecco perché definisco Penati nemico della sinistra. Un uomo che politicamente non ha neppure il rispetto delle istituzioni e della democrazia: per lui l’aula consiliare non conta, non vale nulla. Chi decideva? Le scelte le prendeva lui e noi consiglieri le leggevamo dalle cronache».
Insomma, sembra il ritratto del padrone delle bananiere più che del presidente della Provincia...
«Purtroppo è così. L’assemblea eletta dal popolo per Penati conta zero. Quello che per lui ha un valore sono gli yesmen che lo circondano, che non mettono mai in discussione le sue scelte e che, se consiglieri provinciali, alzano la mano a comando. Io e altri come me, schiene dritte non abbiamo più potuto sostenerlo».
Un tema che ha strappato la giunta Penati?
«La sicurezza dove ha voluto andare a ruota del centrodestra, delle linee di Riccardo De Corato e del ministro Ignazio La Russa. Lì c’è stata la decisione sofferta di non riconoscersi più in Penati. E, poi, il cittadino tra l’originale e la brutta copia sceglie sempre il primo».
Dunque, tra Guido Podestà e Filippo Penati meglio Podestà?
«Non posso votare Guido Podestà che è il candidato del centrodestra. Posso però scegliere di non votare Penati, almeno ho la certezza di non fare dell’altro male alla Provincia di Milano».
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