Via libera definitivo alla riforma Brunetta: «Modernizzerà l’Italia»

RomaLa riforma della pubblica amministrazione è arrivata al traguardo con il via libera finale del Consiglio dei ministri e la benedizione del premier Silvio Berlusconi, soddisfatto anche perché «è la prima volta che un provvedimento così importante viene approvato in tempi così brevi, 15 mesi appena». La legge delega è passata attraverso tutte le tappe dell’iter parlamentare, con un consenso «bipartisan» e un’«intesa totale» da parte delle autonomie locali, ha rivendicato ieri il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Ma resta la disponibilità a fare degli aggiustamenti in corso d’opera, anche perché quella che entra in vigore adesso è una sperimentazione. «Nessuno è perfetto, anche la riforma della pubblica amministrazione è perfettibile. La dobbiamo sperimentare e i Comuni italiani lo faranno da subito», ha spiegato il ministro confermando la disponibilità dell’Anci a fare partire da subito le nuove misure e a monitorarne gli effetti.
Se ci saranno, al massimo si tratterà di cambiamenti di dettaglio perché la riforma è un insieme organico di misure che si tengono. C’è la trasparenza di tutte le informazioni che riguardano la pubblica amministrazione, che significa anche la possibilità di misurare e valutare l’attività dei singoli uffici. Per fare questo sarà istituita una Commissione per la valutazione e la trasparenza a livello nazionale (a costo zero, anche se con un budget a regime di otto milioni all’anno che saranno trovati tagliando fondi dei ministeri).
Un passaggio obbligato, se si vuole rispettare la filosofia di fondo della «rivoluzione Brunetta», che consiste nel «passare dalla cultura dei mezzi a quella dei risultati». In altre parole la bussola deve essere la soddisfazione dei clienti della pubblica amministrazione «che sono 60 milioni di cittadini».
La riforma è in positivo, hanno sottolineato sia il premier sia il ministro presentando i contenuti a Palazzo Chigi. «Serve a dare più dignità ai lavoratori dell’amministrazione pubblica, più servizi ai cittadini, più salute e sicurezza, meno code e cattiva burocrazia», ha puntualizzato Brunetta.
Ma il giro di vite c’è tutto, anche se sarà accompagnato da premi per chi merita. Gli incentivi economici verranno dati secondo le ormai famose proporzioni: un quarto dei dipendenti potranno avere il premio massimo, il 50 per cento avranno un premio ridotto della metà e al restante 25 per cento nulla. Così come nel privato, ci saranno anche premi attribuiti alle singole amministrazioni. Un po’ come succede con la contrattazione aziendale nel privato.
Cardine di tutto, la responsabilità dei dirigenti che dovranno comportarsi come «un datore» di lavoro.

E saranno penalizzati se non applicheranno le sanzioni ai cosiddetti fannulloni (per le assenze ingiustificate ci sarà il licenziamento, così come per le false attestazioni di malattia, che potranno costare caro anche al medico che le certifica, fino alla cancellazione dall’albo professionale). Poi c’è lo spazio per la contrattazione che, nella pubblica amministrazione, si riduce. Che è anche l’unico aspetto della riforma, criticato aspramente dai sindacati.

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