Liberati i due italiani in Nigeria. Scoppia la polemica sul riscatto

La moglie di Arena: «Denaro per il rilascio». Ma l’Eni smentisce. Le lacrime di Cosma. Le minacce del Mend

Liberati i due italiani in Nigeria. Scoppia la polemica sul riscatto

Soddisfazione, sollievo. E polemiche. Che avvolgono nelle tinte del giallo la liberazione di Francesco Arena, 54 anni, e Cosma Russo, 55, i due tecnici dell’Agip rapiti il 7 dicembre scorso nella stazione di pompaggio a Brass, nello Stato meridionale nigeriano di Bayelsa e liberati, l’altra notte, dai ribelli, alla periferia di Port Harcourt. Che cosa è accaduto realmente? Come si è arrivati alla sospirata e felice conclusione della vicenda? E, soprattutto, è vero che per la loro liberazione è stato pagato dall’Eni un riscatto? Per tutta la giornata di ieri queste voci, e le polemiche che hanno innescato, si sono intrecciate con le dichiarazioni di soddisfazione e di compiacimento, espresse da più parti, a cominciare dal capo dello Stato Napolitano e da Prodi, per il lieto fine. Ma a parlare per prima di soldi e di riscatto è stata proprio la moglie di Arena, Angela Fiaccabrino, che, dopo aver sentito al telefono suo marito, nei primissimi istanti della liberazione, ha raccontato all’Ansa la conversazione: «Francesco mi ha detto che per il rilascio sono stati pagati dei soldi». Immediata la reazione dell’Eni che in una nota ha negato «il pagamento di qualsiasi riscatto» mentre l’amministratore delegato, Paolo Scaroni, ha definito «una grande notizia» la liberazione dei due tecnici dell’Agip rendendo merito alla Farnesina, alla presidenza del Consiglio e a tutte le istituzioni che hanno lavorato in questi mesi.
E sul presunto riscatto, peraltro negato più volte anche dai rapitori, che hanno sempre ribadito di aver agito per motivi esclusivamente politici, si registra anche una secca puntualizzazione del ministro degli Esteri, D’Alema. «Riscatto? Di questi temi si occupa la magistratura, non il ministero degli Esteri. La Farnesina si occupa di salvare le persone e questo è già un lavoro molto impegnativo». «Immaginare che ci sia sempre il riscatto è semplicistico - ha aggiunto il viceministro Franco Danieli -. C’è stata un’attività di mesi. L’Eni ha svolto attività rivolte al benessere della popolazione e non si è mai tirata indietro». Rientrati iera sera in Italia con un volo atterrato a Ciampino, i due tecnici dell’Agip verranno interrogati dai carabinieri del Ros, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma che sulla vicenda ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione. Una decisione, presa dai magistrati Ormanni e De Martino che il 17 gennaio scorso avevano raccolto le dichiarazioni del tecnico Eni, Roberto Dieghi, rapito in Nigeria con gli altri due colleghi e tornato in libertà per motivi di salute. Ai Ros è stato dato incarico di sentire anche la troupe delle Iene, il programma satirico di Italia 1, che ha ripreso le fasi della liberazione dei nostri connazionali e persino i rapitori, filmati con il volto coperto da magliette nere. Circostanza, questa, che ha provocato l’irritazione dei magistrati. Arena, 54 anni, di Gela (Caltanissetta), e Russo 55 anni, di Bernalda (Matera) stanno bene, anche se sono stremati per la lunga detenzione nella giungla del sud della Nigeria; Arena ha confermato che lui e il collega sono stati trattati bene dai sequestratori, appartenenti al Mend, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger. «L’unica cosa è che ci hanno tenuti in ostaggio troppo a lungo - ha dichiarato - perché, se fosse stata una detenzione breve, allora forse potremmo comprendere che combattono per la libertà, ma trattenerci per 98 giorni è troppo. Ma - ha aggiunto - non ci possiamo lamentare perché anche se abbiamo vissuto nella foresta hanno fatto in modo che noi stessimo meglio di loro, a noi davano l’acqua minerale e loro bevevano l’acqua sporca». I due tecnici sono stati portati con una scorta di 28 uomini su quattro barche vicino alla sede della Saipem e consegnati al corrispondente del Corriere della Sera, Massimo Alberizzi. Cosma Russo, appena libero, è scoppiato in lacrime. Accompagnati all’infermeria della Saipem per un primo check-up sono risultati entrambi in buone condizioni psico-fisiche, compatibilmente con la lunga permanenza in una baracca in una zona infestata da serpenti.

Subito dopo la liberazione di Russo e Arena, il portavoce del Mend, Jomo GbomoMend, ha annunciato però che «iI due tecnici saranno sostituiti da nuovi ostaggi prelevati da installazioni petrolifere che vengono credute sicure».

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