Libero l’uomo del mistero che voleva uccidere Wojtyla

La nuova vita del terrorista. Ali Agca uscirà domani dal carcere. In trent’anni non ha mai detto chi gli chiese di sparare al Papa

Libero l’uomo del mistero che voleva uccidere Wojtyla

Dunque il gran giorno, se non altro per lui che lo aspettava da 29 anni, è arrivato. Esce domani dal carcere Ali Agca, l'uomo dalla faccia di cenere che nella primavera del 1981 poco mancò che ammazzasse a colpi di pistola Papa Giovanni Paolo II. Per lui, lo raccontammo all'inizio di dicembre, sono pronti 2 milioni di dollari. Glieli ha promessi una televisione americana in cambio di un'intervista col botto. Anche se non si capisce bene quale altra verità possa emergere dalla testa matta di un uomo sbrindellato da quasi trent'anni di carcere dopo un processo infinito e le rivelazioni e controrivelazioni che quella vicenda produsse, tra Kgb e piste bulgare, interpolazioni dei servizi americani e faccendieri italiani, segreti di Fatima e autoproclamazioni d'essere la reincarnazione del Messia.
Uomo di cinquantadue anni (fa il compleanno il 9 gennaio) oltre metà dei quali trascorsi in carcere, l'ex «lupo grigio» Ali Agca è attualmente detenuto in Turchia per l'omicidio di Abdi Ipecki, giornalista e direttore del quotidiano liberale Milliyet, ammazzato il primo febbraio 1979.
Dice Agca che la Turchia non gli piace più; e che il suo sogno è di tornare a Roma, la città che ne ha segnato il destino. Dice che vuole cercarsi una moglie italiana (c'è pieno di spostate, sarà uno scherzo cogliere l'obiettivo) e andare in pellegrinaggio sulla tomba di Karol Wojtyla, che già nel 1983 lo incontrò in carcere e lo perdonò per l'attentato. I progetti insomma non gli mancano, senza contare la cinquantina di proposte ricevute da editori e produttori cinematografici che sognano di sventolare l'assassino in esclusiva mondiale.
Lui, naturalmente, ci marcia. In una «lettera aperta» consegnata ai suoi avvocati, Agca dice che darà nuovi elementi sugli intrecci tra i servizi segreti russi e bulgari nell'attentato al Papa e sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. E poiché la fantasia non gli è mai mancata, e ora, compressa dai lunghi anni di prigione non chiede che prorompere, come una caldaia in pressione, eccolo ora farneticare di Al Qaida, «organizzazione criminale psicopatica e nazista», e di un suo piano teso a «proclamare la fine del mondo e scrivere il Vangelo Perfetto».
Fu a Roma, il 13 maggio 1981, che il suo nome entrò nella leggenda. Ricorderete la sua mano che impugnava una pistola, protesa sulla testa dei fedeli, puntata contro la bianca figura di Papa Wojtyla. E poi il papa accasciato, colpito da due pallottole. Ali che cerca di scappare, la pistola che gli sfugge di mano, la cattura ancor prima che riesca a lasciare il colonnato. Diciannove anni dopo, nel 2000, giunse la grazia di Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica. Dal carcere italiano passò a quello turco, e tranne una settimana di libertà grazie a un pallottoliere difettoso della magistratura di Istanbul, che ne aveva decretato la scarcerazione anzitempo, qui rimarrà fino alla mezzanotte di oggidì.
Agca uscirà dal carcere di Sincan, a circa 30 km a Nord-Ovest di Ankara, in cui ha vissuto in isolamento dal 17 agosto 2007, e ad attenderlo troverà la piccola folla di giornalisti e cameramen che non hanno mai mancato di sottolineare le sue apparizioni pubbliche. La carriera del killer-showman potrà dunque ripartire. Anche il carcere turco, che rispetto a quello italiano è una cosa seria, pare non averne fiaccato lo spirito. Nonostante i quasi 10 anni trascorsi da solo nella sua cella prima a Kartal e poi a Sincan, Ali Agca sarebbe «in ottime condizioni, sia fisiche che mentali, e non è più una persona pericolosa». Ma lo dicono i suoi avvocati, dunque sono affermazioni che vanno prese con beneficio d'inventario.
Severino Santiapichi, presidente della Corte d'Assise di Roma che giudicò l'aspirante sicario del Papa ne ha un ricordo ancor oggi fiammeggiante. «La persona più intelligente che abbia conosciuto - rammenta -. Aveva una capacità elettronica di modificare e di riaggiustare le versioni date e di renderle compatibili con la nuova». Ma può essere che abbia ancora dei segreti che si è tenuto nascosti, come assi nella manica? Carticelle da giocarsi in futuro, per assicurarsi una pensione dorata, tra memoriali e filmoni con i comunisti cattivi e il grande Papa polacco?
«Se Agca è depositario di segreti che ancora non conosciamo - ha detto all'Ansa Santiapichi, oggi in pensione - li ha ben conservati. L'uomo non ha mai avuto un atteggiamento lineare, ha costruito varie ipotesi, le ha elaborate e poi demolite. Difficile, con uno come lui, cavare una castagna dal fuoco».
Secondo Santiapichi, tuttavia, Agca non è in grado di svelare retroscena sulla sparizione di Emanuela Orlandi, la figlia di un dipendente del Vaticano la cui scomparsa fu anche messa in relazione con la detenzione del turco.

Anche Joaquin Navarro Valls, l'ex portavoce vaticano che restò accanto a Wojtyla fino alla morte, a proposito delle memorie che l'ex terrorista potrebbe pubblicare è piuttosto scettico. «Credo che Agca sappia fino a un certo livello - dice -. Non penso che si saprà di più al di là di ciò che è stato detto».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica