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Libia, appello del Pontefice: "Tutelare i cittadini" Ma la Chiesa non si schiera contro l'intervento

Benedetto XVI dopo l'Angelus parla del conflitto in Libia: "Garantire l'accesso ai soccorsi umanitari e proteggere la popolazione". Il cardinale Bagnasco (presidente della Cei) giustifica l'intervento: "Se uno aggredisce mia madre in carrozzella ho il dovere di difenderla"

Libia, appello del Pontefice: "Tutelare i cittadini" 
Ma la Chiesa non si schiera contro l'intervento

Città del Vaticano - Tutta l'apprensione di Benedetto XVI per la Libia. Il Pontefice subito dopo l’Angelus esprime in appello tutta la sua ansia dicendo di provare "grande apprensione" per la situazione nel Paese, ha assicurato la sua vicinanza e la sua preghiera alla popolazione e ha rivolto un "pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari". Ma per la prima volta la Chiesa non si schiera ufficialmente contro bombardamenti e azione militare. Il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, giustifica così l'intervento militare: "Se uno aggredisce mia madre in carrozzella, ho il dovere di difenderla". In altre occasioni, pensiamo semplicemente alla Serbia, all'Afghanistan e all'Iraq, il Papa (Giovanni Paolo II) aveva fatto sentire la sua voce con forza contro gli interventi militari.

Trepidazioni e timori "Nei giorni scorsi - sono state le parole del Papa - le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli esercizi spirituali. Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione - ha aggiunto, riferendosi agli sviluppi delle ultime ore -, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione - ha concluso - desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana".

Bagnasco interviene "Speriamo che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure. Preghiamo per la salvezza del popolo libico" dice l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, stamani in visita pastorale alla Chiesa di Nostra Signora del Rimedio in piazza Alimonda a Genova commentando l’inizio dei bombardamenti sulla Libia. "Preghiamo come comunità cristiana affinchè si illuminino le menti ed i cuori dei responsabili di questa grave situazione, che vede soffrire tanta gente" prosegue Bagnasco. "Il Vangelo ci indica il dovere di intervenire per salvare chi è in difficoltà. Se qualcuno aggredisce mia mamma che è in carrozzella io ho il dovere di intervenire" dice rispondendo alla domanda di un parrocchiano sempre sulla questione della Libia. "Tutte le carte internazionali parlano di dignità della persona umana e di diritti, diritti che non sempre sono rispettati e promossi nelle varie parti del mondo - conclude Bagnasco -. I diritti devono essere coniugati dentro ad ogni cultura e tradizione.

È certo che l’umanità dovrebbe diventare sempre di più una famiglia, una comunità, dove ci si aiuta vicendevolmente nei momenti difficili".

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