Libia, Clinton a Roma: "Piena intesa con Italia" Frattini rilancia: piano Marshall per ricostruire

Oggi a Roma la riunione del gruppo di contatto sulla crisi libica. Frattini: "Legittimo fornire l'equipaggiamento tecnico per l'autodifesa. Finanzieremo i ribelli". Il presidente del Comitato militare Nato: "Gheddafi indebolito". Il segretario di Stato Usa ha parlato anche dell'uccisione di Bin Laden: "Blitz professionale, nessun errore". 

Libia, Clinton a Roma: "Piena intesa con Italia" 
Frattini rilancia: piano Marshall per ricostruire

Roma - Un piano Marshall ambizioso per contribuire alla costruzione della nuova Libia. La seconda riunione del gruppo di contatto per la Libia si è conclusa con la definizione di una serie di misure a sostegno della popolazione libica e la determinazione ad aumentare la pressione politica e militare sul regime di Muammar Gheddafi, sempre più isolato a livello internazionale.

Un meccanismo finanziario per i ribelli E' stato messo a punto un meccanismo finanziario temporaneo con il quale fornire assistenza al Consiglio nazionale di transizione libico. Meccanismo, ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che sarà "supervisionato dal comitato sanzioni delle Nazioni Unite" e il suo utilizzo sarà vincolato a "finalità chiare e precise", a partire "dall’alimentazione e dalle cure mediche". Nel board del meccanismo ci saranno tre esponenti libici e rappresentanti di Paesi europei e arabi. Per l’Europa è stata decisa una rotazione semestrale tra Italia e Francia. Si tratta di un "accordo di estrema importanza", ha osservato il titolare della Farnesina, nel corso della conferenza stampa conclusiva, riferendo anche della decisione di muoversi nella direzione di un "parziale scongelamento degli asset bloccati per effetto dell’embargo da mettere a disposizione per fornire assistenza alla popolazione libica". A questo si aggiungono i fondi per l’assistenza umanitaria, che ammontano già a 250 milioni di dollari. Un complesso di azioni con le quali il gruppo di contatto ribadisce "unità di intenti e determinazione" a proseguire il processo di transizione in atto in Libia, ha sottolineato Frattini, escludendo che vi sia "una sensazione di affaticamento" uno stallo nelle operazioni. Tutt’altro. Nel documento finale, diffuso al termine dei lavori, si dice con chiarezza che per Gheddafi, sempre più isolato a livello internazionale, "il tempo sta scadendo", e si annuncia "un aumento della pressione sul regime a livello politico, militare ed economico" finché non saranno rispettate le condizioni poste dalla risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Frattini ha quindi invitato a guardare alla «prospettiva politica» della nuova Libia, da realizzare attraverso la road map indicata dal Cnt e che porterà alla creazione di un’assemblea costituente e nuove elezioni. L’appuntamento con le urne potrebbe però essere ancora più vicino con le elezioni municipali, che governo provvisorio di Bengasi e Onu sono pronte a preparare appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno. E se per il momento il primo obiettivo da conseguire resta il cessate il fuoco, la Turchia si dice convinta che si possa giungere ad una sospensione delle ostilità nell’arco di sette giorni. Orizzonte temporale forse troppo ambizioso ma che dà l’idea di un’accelerazione per l’avvio di una transizione democratica.

Per le armi serve il parere dell'Onu Una linea confermata anche al termine della riunione del gruppo di contatto, quando Frattini ha sottolineato in conferenza stampa che per fornire direttamente armi ai ribelli libici "occorrerebbe una interpretazione autentica" delle risoluzioni delle Nazioni Unite sulla Libia. Nel corso del vertice, ha detto Frattini, la questione della fornitura di armi ai ribelli libici è stata affrontata e "abbiamo concluso che l’equipaggiamento e tutto ciò che occorre per l’autodifesa può rientrare in un quadro di legittimità
internazionale".

Gheddafi indebolito I raid aerei sulla Libia hanno consentito di distruggere finora il 40% delle potenzialità militari di Muammar Gheddafi, come ha riferito Frattini. La notizia è confermata in parte dall'ammiraglio Giampaolo Di Paola, presidente del Comitato militare della Nato, che ha detto: "Le difficoltà ci sono, ma riduciamo sistematicamente le forze di Gheddafi". Di Paola però si è rifiutato di fare cifre sulla percentuale di distruzione delle capacità militari delle forze del colonnello: "Non entro nel gioco dei numeri e personalmente non ne ho. Quello che dico è che, rispetto al punto di partenza, che era considerevole, abbiamo raggiunto una riduzione sistematica delle capacità di Gheddafi, ma c’è ancora lavoro da fare".

La durata della missione Di Paola non fa però previsioni sulla durata della missione in Libia. "Non partecipo ad esercizi di previsioni", ha detto l’ammiraglio, "Noi continueremo, così come ci è stato chiesto dalla componente politica, ad esercitare la nostra pressione militare su Gheddafi finchè non avremo raggiunto le tre condizioni decise da tutti i 28 alleati: lo stop delle violenze contro i civili, il ritiro di tutte le forze militari e paramilitari di Gheddafi e l’arrivo degli aiuti umanitari al popolo libico". Nonostante questo Frattini parla di "poche settimane" per raggiungere il cessate il fuoco come di un "tempo realistico"

Solo azioni concordate con Ue e Usa Gli Stati Uniti hanno ringraziato l'Italia per l'impegno in Afghanistan: "Lì abbiamo 4mila militari italiani che sono con noi per lavorare per la sicurezza del Paese", ha detto la Clinton Del resto, Frattini ha tenuto a ribadire che l’azione dell’Italia in Libia, come tutte "le azioni politiche che l’Italia intraprende sullo scenario internazionale, è stata concertata con i partner europei e con gli Stati Uniti".

La morte di Bin Laden "Sono stati i 38 minuti più intensi della mia vita". Così il segretario di Stato ha descritto il momento del raid che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden. La battaglia contro il terrorismo "non finisce con una morte", ha aggiunto la Clinton, ma di certo l’uccisione di Bin Laden è stato "un messaggio inequivocabile della ferma determinazione della comunità internazionale di opporsi al terrorismo". E non potevano mancare le domande sul discusso blitz che "è stato condotto con i massimi standard professionali", come ha assicurato Hillary Clinton. Nessun errore, quindi: "Lo sforzo chiaro era quello di porre fine alla sua leadership".

L'importanza del Pakistan nel blitz "Il rapporto con il Pakistan non è sempre facile ma noi continueremo a sostenere il popolo pachistano", ha poi detto Hillary Clinton aggiungendo: "Abbiamo collaborato con il Pakistan nella lotta al terrorismo. Osama bin Laden non è l’unico leader di alto livello rimosso dalla scena grazie alla collaborazione tra Usa e Pakistan".

La preoccupazione per la Siria "Con Hillary condividiamo la preoccupazione degli sviluppi della situazione in Siria", ha affermato  poi Frattini. Il ministro ha anche detto che il presidente siriano Bashar Assad finora non ha mantenuto gli impegni presi sul dialogo e le riforme e per questo "l’Unione europea si prepara ad adottare" sanzioni contro Damasco, sulla scia degli Stati Uniti. "L’impatto della crisi siriana sulla regione è serio", secondo Frattini, e tali misure sanzionatorie "dovranno comprendere la sospensione del negoziato Ue con la Siria per un accordo quadro di associazione ma anche alcune restrizioni alla circolazione alle persone che sono direttamente implicate con le violenze di queste ultime settimane".

L'accordo tra Hamas e al Fatah Gli Stati Uniti "valuteranno con attenzione" l’accordo di riconciliazione tra Hamas e Al Fatah celebrato ieri al Cairo. "Siamo in attesa dei dettagli", ha detto la Clinton aggiungendo di essere consapevole della valenza dell’accordo.

"Gli Stati Uniti non possono sostenere alcun Governo sostenuto da Hamas che prescinda dal rispetto dei principi affermati dal Quartetto", ha però ricordato. Tra i principi del Quartetto, è previsto il riconoscimento di Israele, i vecchi accordi con l’Autorità nazionale palestinese e il ripudio della violenza.

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