Scontri a Ajdabya Oggi il cuore della guerra è ad Ajdabiya, città chiave a est della Libia, dove si scontrano le forze leali al leader libico e gli insorti. Alcuni testimoni affermano che sono udibili sparatorie e colpi di artiglieria nella parte orientale della città, con colonne di fumo che si levano dalla zona. Le stesse fonti sostengono che le forze di Gheddafi sono avanzate e si stanno spingendo verso il centro della città, considerata la porta di ingresso alla parte orientale della Libia roccaforte degli insorti. "C’è resistenza in città...Le forze di Gheddafi stanno combattendo con i ribelli, hanno una presenza all’interno", ha detto uno degli insorti ad un posto di controllo alla periferia est di Ajdabiya.
"Stop alle ostilità" L’Unione Africana, che Muammar Gheddafi vuole come mediatori nel
conflitto, ha ribadito l’appello alla "fine immediata di tutte le
ostilità" in Libia. I cinque leader africani hanno di nuovo invitato le
parti al dialogo e a consentire l’accesso degli aiuti umanitari nelle
zone di guerra. Un primo appello era arrivato il 19 marzo scorso, quando
i mediatori proposero l’avvio di un periodo di transizione segnato da
"riforme politiche". Per questo oggi una delegazione dell’Ua è stata ricevuta dal leader Muammar Gheddafi nella sua residenza di Bab el Aziziya. La delegazione - composta dai presidenti di Mauritania Mohamed Ould Abdel Aziz, del Mali Amadou
Toumani Toure, del Congo Denis Sassou Nguesso, del Sudafrica Jacob Zuma e dal ministro degli Esteri dell’Uganda Henry Oryem Okello - era arrivata all’aeroporto di Mitiga, vicino Tripoli.
La lotta ai clandestini "Con l’Italia e con il resto del mondo ci impegniamo a combattere l’immigrazione clandestina, un’emergenza che vede il vostro Paese in prima linea".
Ad assicurarlo è Abdel Jalil, capo del Consiglio nazionale transitorio libico di Bengasi al Gr Rai. "Ma - aggiunge - vorremmo anche che l’Italia ci desse una mano nell’affrontare tutto questo, aiutandoci a proteggere le nostre frontiere".
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