LIBRI PROIBITI Nell’«inferno» della Braidense

LIBRI PROIBITI Nell’«inferno» della Braidense

La carta e la carne, edizioni e seduzioni. I libri sono da sempre oggetti pericolosi. Veicolano idee, spesso rivoluzionarie; raccontano storie, capaci persino di far perdere il senno; sono testimoni della storia, che molti vorrebbero dimenticare. A volte, soprattutto, sono uno straordinario boudoir dei sensi: offrono, in cambio di pochi denari, tutti i piaceri di cui l’uomo è perennemente in cerca. Sono i libri proibiti: romanzi, poesie, novelle, pamphlet, libelli, memorie che - tra erotismo e pornografia, irreligione e materialismo - parlano di sesso e di lussuria. In luoghi o momenti in cui farlo è una colpa.
La storia dell’editoria, soprattutto quella del Sei e Settecento, ben conosce queste opere censurate dai governi, messe all’Indice dalla Chiesa, esecrate dalla società benpensante, eppure ricercatissime dagli spiriti liberi - o licenziosi, a seconda dei punti di vista. E le biblioteche di mezza Europa ne sono piene: libri rinchiusi per secoli in un fondo speciale, proibito ai lettori, fonte leggendaria di pruderie e curiosità. Alla British Library di Londra questa sezione vietata alla consultazione si chiama «Arcana»; alla Bibliothèque Nazionale di Parigi, «Enfer»: inferno. A Milano, alla Braidense, la raccolta di libri «sulfurei» chiusa al pubblico si chiama invece «Fondo riservata erotica», uno dei più straordinari e ricchi del nostro Paese, e non solo. Un vero tesoro filosofico-letterario di cui oggi per la prima volta è stato realizzato un catalogo ragionato: L’«Enfer» della Braidense, a cura di Anna Rita Zanobi e Giovanna Valenti (Franco Angeli, pagg. 222, euro 20), spunto per una mostra che aprirà nella Sala Maria Teresa a partire dall’8 marzo, giorno peraltro dedicato a chi da sempre è al centro di questi libri: la donna.
Les livres de l’Enfer. I libri dell’Inferno: quelli della Braidense sono quasi un migliaio: 875 per la precisione - dai sonetti lussuriosi dell’Aretino alla “storia turca” dell’eunuco Zulphicara - la maggioranza dei quali lasciati per testamento alla biblioteca di Brera nel 1902 dal dottor Camillo Bianchi (curiosa figura di erudito e raffinato bibliofilo di cui nulla si conosce se non che abitava a Milano, in via Montenapoleone): è il cosiddetto “Fondo Bianchi” poi arricchito nel corso del ’900 con nuove acquisizioni e donazioni (fino alla serie di Emmanuelle): una vera “antologia del piacere” che ripercorre le linee essenziali della storia dell’erotismo tra XVI e XX secolo e del collezionismo erotico di fine Ottocento.
Edizioni rarissime, spesso riccamente illustrate, testi dimenticati, classici del pensiero libertino, poesie dialettali: nell’«Enfer» della Braidense “brucia” di tutto: l’opera omnia del marchese De Sade, naturalmente; l’inquietante Erotika Biblion del conte de Mirabeau (1749-91), commento di tutte le oscenità contenute nei testi antichi, Bibbia compresa; gli scritti licenziosi di Ferrante Pallavicino, a partire dall’“illeggibile” La retorica delle puttane (1642), i Contes et Nouvelle en vers di La Fontaine del 1665 (e queste non sono favole...

); L’enfant du bordel di Charles Pigault-Lebrunil, il primo libro dell’800 comparso anonimo e clandestino; il celebre Gamiani di De Musset, uno dei grandi testi proibiti del romanticismo; e poi l’esteta gaudente Pierre Louys (1870-1925), le poesie «oscene» di Giorgio Baffo, preziosi volumi sull’eros pompeiano o sul culto di Priapo, trattati sull’igiene sessuale o sulla storia della prostituzione e persino la Milano sconosciuta di Paolo Valera... Libri che leggere è davvero sempre un piacere.

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