In un libro inchiesta l’altra «verità» sulla strage

Pubblichiamo ampi stralci dell’ultimo capitolo del libro «Il grande abbaglio, Controinchiesta sulla strage di Erba» (Aliberti editore, 256 pp - 16 euro), scritto da Felice Manti ed Edoardo Montolli. Il volume ha raccolto documenti prodotti esclusivamente dalla Procura, in gran parte inediti, che secondo i due autori scagionerebbero Olindo Romano e Rosa Bazzi, unici imputati della morte di quattro persone. Il libro si basa su alcune testimonianze inedite raccolte nei giorni successivi alla mattanza che rivelano l’esistenza di un gruppo di extracomunitari e di un italiano sulla scena del crimine all’ora del delitto. La ricostruzione della strage si basa sulla perizia del Ris che non ha trovato tracce dei vicini di Erba sul luogo della strage, né delle vittime in casa loro o in garage. La parte centrale ricostruisce le fasi precedenti e successive alle confessioni (poi ritrattate) rilasciate da Olindo e Rosa in carcere due giorni dopo il loro arresto, e ne spiega tutte le incongruenze con i rilievi scientifici. Un intero capitolo riguarda la drammatica detenzione di Azouz Marzouk, un altro risolve il rebus sull’unica macchia di sangue di una delle vittime trovata nell’auto di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nel volume si spiega anche come la versione sulla dinamica della strage riportata dall’unico sopravvissuto, Mario Frigerio, e sulla quale si basano le due confessioni, venga sconfessata inequivocabilmente dalle tracce di sangue.

Il libro si occupa anche della doppia versione rilasciata dallo stesso Frigerio, che dopo aver detto per due volte che l’aggressore era un gigante di colore e dai capelli rasati, di etnia araba e mai visto prima (probabilmente uno degli extracomunitari visti sul luogo della strage), dieci giorni dopo la strage accusa il vicino di casa. L’ultima parte contiene una lettera che Olindo e Rosa hanno scritto agli autori dal carcere di Bassone lo scorso 14 gennaio.

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