Roma

Il libro Roma a portata di innamorati

Il libro Roma a portata di innamorati

Scrivere oggi una guida turistica dedicata alla Città Eterna può essere una sfida disperata o un gesto d’amore. Una sfida disperata perché è impossibile esaurire nello spazio di un volume tutti i segreti e le seduzioni di questa città. Può essere altresì un gesto d’amore perché - pur consapevoli di quanto è stato detto e di quanto poco resti ancora da dire - significa aderire al suo mito e sposarne la causa. L’ultima fatica editoriale di Valeria Arnaldi va senza dubbio ascritta a questa seconda categoria. Il suo 101 luoghi dove innamorarsi a Roma per tutta la vita (Newton Compton) propone un itinerario insolito ma suggestivo per scoprire (o riscoprire) i luoghi più interessanti (e spesso poco frequentati) della città. Luoghi da visitare seguendo un filo conduttore di richiamo: l’amore. Perché è ovvio che Roma è una città dove l’amore viene celebrato e «accolto» con tutti i crismi. E soprattutto dove il romanticismo non si ferma ai luoghi canonici di scorci pittoreschi e carichi di Storia. Ma è altrettanto ovvio che, senza un tema e un filo conduttore, è impossibile riappropriarsi con calma e devozione di strade e piazze calpestate da turisti ignari e romani troppo frettolosi. La Arnaldi offre un programma ad ampio spettro, dove acuti approfondimenti storico-culturali vanno di pari passo con consigli sui cornici più «ordinarie» e luoghi pubblici. Se è facile discettare sulla Bocca della Verità o sul Giardino degli Aranci (ma l’autrice trova sempre riferimenti ancora inediti per la gran parte dei lettori), meno scontata appare la sua riflessione sui lucchetti di Ponte Milvio e la statua di Madama Lucrezia. Una guida valida, però, è quella che osa anche dare consigli pratici. E anche qui è la cultura storico-artistica della Arnaldi a soccorrere il lettore. Prendiamo a mo’ di esempio il caso di Porta San Sebastiano. Di fronte alla quale impariamo a esprimere i nostri desideri al contrario. «È nella loro natura dispettosa - spiega l’autrice a proposito di Villa Appia delle Sirene - fare il contrario di ciò che si chiede loro». Quindi il lettore diventa consapevole delle potenzialità che le quinte capitoline offrono solo a guardarle con un occhio attento magari a bordo di una botticella. Perché - come ci ricorda la Arnaldi - anche un giro in botticella può essere rivalutato: «Sentimentale ai limiti del kitch. Romantico tanto da essere imbarazzante.

Così demodé da essere, per paradosso, trendy».

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