La Liguria che marcia a tutta velocità è solo quella delle multe

Il prefetto di Ravenna cancella i verbali fatti «a tradimento» Romano: «Sicurezza sì, accanimento no»

La Liguria che marcia a tutta velocità è solo quella delle multe
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(...)Intanto Tursi fa cassa con macchinette nascoste sopra i semafori, con autovelox celati dietro le siepi, o più semplicemente con rilevatori di velocità posizionati su strade sopraelevate rispetto a quelle dove vengono pizzicati gli ignari Schumacher della situazione.
Storia vecchia, anche questa, e mal sopportata, tanto che in molti, negli ultimi mesi, hanno deciso di rivolgersi alla magistratura, chiedendo la cancellazione della salatissima multa, oltre che dei punti sottratti. Soprattutto per quelle sanzioni effettuate grazie ad autovelox non visibili.
Un problema comune a tutta Italia, ma che regala alla Liguria il record di macchinette elettroniche e, ovviamente, il record di verbali. Questo almeno dicono gli ultimi dati, segnalati dal Codacons(coordinamento di associazioni per la tutela dell’ambiente e dei diritti dei consumatori), che rivela anche l’irregolarità delle macchinette nascoste da alberi, semafori, o cartelli stradali: «Molti piccoli comuni - spiega il presidente della Liguria Anna Massone - hanno collocato autovelox in posizioni strategiche per cercare di ottenere il maggior numero possibile di violazioni del codice della strada e quindi massimizzare l’introito per le casse di Tursi». Si parte, ad esempio, da Nervi, con l’intento di compiere un viaggio dal levante al ponente genovese.
Pronti via: corso Europa. Due pattuglie fermano gli automobilisti che si dirigono verso il centro della città e nel senso opposto. Si prosegue in corso Italia: secondo stop forzato di fronte a Puntavagno. Seconda multa? Può darsi visto il limite di 60 chilometri orari non viene quasi mai rispettato. Si sale fino in piazza Dante, poi si passa alla sopraelevata: terza macchinetta killer, ma questa volta l’apparecchio dei Vigili è posizionata, ben nascosta, in corso Aurelio Saffi. Poi Cornigliano e infine Arenzano, altra località a forte rischio.
In realtà è soprattutto un problema di intensità del controllo ma il Codacons chiede anche di cambiare la segnaletica, proponendo nuovi indicatori luminosi (come quelli già presenti all’uscita di alcuni caselli autostradali) per avvertire gli automobilisti del rischio che corrono. Sia dal punto di vista fisico, sia per il portafoglio.
Richiesta in verità già accolta dall’assessore al Traffico Arcangelo Merella, anche se adesso i display luminosi sono ancora un miraggio per tutte le strade della Liguria: «La segnaletica verticale ed orizzontale non solo non è ben visibile ma è certamente insufficiente», avverte ancora il Codacons. Soluzioni per il momento ancora lontane, mentre intanto si continuano a posizionare autovelox per le strade di Genova, soprattutto quelle che permettono di superare i cinquanta chilometri orari; tanto che la Liguria si tiene stretta la palma d’oro di città più controllata dall’occhio elettronico. Una sorta di «Grande Fratello» per gli inconsapevoli automobilisti che vengono seguiti passo passo, anzi chilometro dopo chilometro, dall’«occhio» degli attenti vigili urbani.
Succede soprattutto sulle autostrade liguri, nelle località della due riviere o nell’entroterra genovese: a Cavi di Lavagna, sulla via Aurelia, a Chiavari in viale Kassmann, tra la Stoppani e Cogoleto, nella statale per Pedemonte e Serra Riccò, a Sottocolle, Lavagna, Sestri Levante, San Salvatore di Cogorno. Insomma, praticamente ovunque.
E intanto le casse del Comune fanno festa a spese degli autisti indisciplinati. Questo accade in Liguria ma non in tutta Italia. Basti pensare che a Ravenna il prefetto ha cancellato tutte le multe per le rilevazioni nascoste e quindi effettuate grazie ad apparecchi non visibili agli automobilisti.
Soluzione che non viene presa in considerazione dal Prefetto di Genova Giuseppe Romano: «L’autovelox è semplicemente uno strumento in ausilio alle Forze dell’Ordine. Strumento che garantisce anche una maggiore sicurezza sulle strade, ma non sono d’accordo con chi dice che serve soltanto a fare cassa».
Intanto però i numeri sono da record: «Anche su questo bisognerebbe fare uno studio più approfondito e certamente non così generico. Si potrebbero ad esempio prendere in esame 66 comuni e capire quanti sono effettivamente monitorati dalle macchinette per il controllo della velocità. Potrebbe essere vero che la Liguria si trova ai primi posti ma potrebbe anche non esserlo. Non abbiamo numeri precisi per poter definire sicuro uno studio di questo tipo». Quel che è certo è che gli automobilisti sembrano essersi rassegnati all’ «occhio elettronico» che li accompagna in giro per la città.

C’è chi rallenta la velocità, chi spera di non essere fotografato in flagranza e chi invece scruta attentamente i bordi delle strade alla ricerca della scatola killer. Così può accadere di assistere a brusche frenate in corso Europa, all’inizio del quartiere di Quarto, e ad accelerate improvvise in prossimità di Nervi. Questione di sicurezza, e di portafoglio.

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