La Liguria perde il demanio

La Liguria perde il demanio

Quindici anni di impegno, quindici anni in cui la Liguria ha rappresentato tutte le regioni italiane in materia di demanio. E, proprio ora che c’è da concludere la battaglia dei canoni, quella che rischia di provocare il caro-ombrelloni, Claudio Burlando e compagni ricevono il benservito. La regione capofila sarà la Calabria. Un passo indietro che non consentirà più di fare da tramite diretto nei rapporti con il governo per tutte quelle istanze che arrivano da un settore trainante dell’economia ligure quale quello del turismo balneare. «Mi dispiace che la Liguria abbia perso il ruolo di capofila, perché abbiamo una regione interamente costiera - interviene il consigliere di Forza Italia ed ex assessore Franco Orsi -. Mi verrebbe da esprimere un giudizio molto negativo sulla vicenda, ma vorrei prima vedere in quale altro settore la Liguria sia stata eventualmente chiamata a svolgere il ruolo di capofila. Certo che finora rappresentavamo l’Italia per i porti, il demanio e il turismo, i nostri settori trainanti».
E proprio in questi giorni una delegazione della Fiba, la Federazione dei balneari, ha incontrato il presidente Caludio Burlando per affrontare l’imminente scadenza del 31 ottobre, quando il governo dovrà decidere sull’aumento dei canoni. «Un incontro cordiale e costruttivo», lo ha definito il presidente Fiba Fabrizio Licordari. E Burlando si è subito dovuto confrontare con la nuova realtà. Infatti l’impegno che ha potuto prendere è stato quello di sottoporre il problema alla Regione Calabria, nuova capofila italiana, che dovrà convocare una conferenza Stato-Regioni in proposito.
La Liguria perde quindi peso in un settore strategico, mentre dall’Azienda di promozione turistica del Tigullio arrivano dati contrastanti sulla tenuta del turismo in agosto. A un saldo positivo degli arrivi degli stranieri (più 7.63 per cento) fa infatti da contraltare un più pesante calo degli italiani (meno 6.

11) in quanto le percentuali riguardano numeri complessivi più elevati. A conferma di ciò resta il dato relativo ai primi otto mesi dell’anno: le presenze nel Tigullio sono in calo dell’1.62 per cento. Dati non gravissimi, ma sufficienti a far scattare un campanello d’allarme.

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