Gianandrea Zagato
«Per vincere, Bruno Ferrante, deve darsi una sveglia. E deve sapere che per conquistare Palazzo Marino cè bisogno pure di Rifondazione». Avvertimento firmato da Augusto Rocchi, che invita lex inquilino della prefettura a non perdere altro tempo e «affrontare i temi caldi» ovvero «larea Garibaldi-Repubblica, la Gronda nord e tutto quello che sappiamo». Problemi che, a quarantatré giorni dal voto, laspirante sindaco del centrosinistra non ha ancora messo in agenda anche se, ufficialmente, parla di «sintonia sui programmi».
Quei «programmi» che Dario Fo continua a sostenere di «non conoscere», «io non so cosa pensa lex prefetto dei grattacieli della Fiera, dellinquinamento e dei parcheggi che squarciano la città». E, evidentemente, come Fo pure il segretario cittadino di Rifondazione comunista non conosce quello che lex inquilino della Prefettura pensa in proposito. Denominatore comune che non basta però a siglare unintesa tra il sommo giullare e Prc: infatti, Rifondazione risponde picche allappello di Fo per la presentazione di una lista unitaria delle associazioni, dei comitati e dei partiti della sinistra al di fuori dellUnione. «Che centriamo noi di Rifondazione con lItalia dei Valori di Antonio Di Pietro» osserva Rocchi: «Lidea di un assemblaggio elettorale di quelli che non stanno con lUnione né con Ferrante non ci può piacere. Manca un progetto politico».
Ma la terza lista, quella della sinistra radicale, va avanti lo stesso: il premio Nobel ha già in tasca sessanta nomi - metà uomini e metà donne - della lista civica che è lennesima ossessione per Ferrante. Incubo perché, adesso, per tentare la presa di Palazzo Marino, Ferrante deve scendere a patti con Fo: incassare i voti della lista dei «non moderati» è possibile solo facendo proprio il programma del premio Nobel. Problemino non da poco tirando le somme e facendo i conti della coalizione di centrosinistra, dove Ferrante «già tenta di correre da solo, di giocare da battitore libero» annota Rocchi. Velleità di smarcarsi, di vendersi come un moderato doc che fa venire lorticaria ai compagni di Rifondazione: «Si tiene le mani libere e sbaglia, non va da nessuna parte senza il nostro apporto e senza considerare il pluralismo della coalizione».
Sempre più in salita, dunque, la strada per il Comune che Ferrante spera di conquistare spendendo il suo passato istituzionale - «quello che ho fatto» ovvero tavoli su tavoli e mediazioni senza risultati apprezzabili dai milanesi - e una lista civica pronta, così assicura lex rappresentante dello Stato, per giovedì 20 aprile. Lista che si presenta pure nelle nove circoscrizioni della città, dove il centrosinistra ha perso quel leggero vantaggio che aveva accumulato alle ultime regionali: «Scarto minimo» lo definisce Franco Mirabelli, segretario provinciale diesse, che ostenta fiducia e dimentica la guerra interna contro lex prefetto e la sua voglia di fare lista anche nelle nove zone di Milano. Dimenticanze che non stupiscono e che insieme al «no, grazie» di Rifondazione a Fo si traducono, secondo il verde Fiorello Cortiana, in uno svantaggio: «La divisione moderati-radicali è un gioco a somma zero di cui solo miopi e speculative segreterie possono permettersi di avvantaggiarsi».
Come dire: «Per vincere a Milano occorre valorizzare tutte le differenze e specificità dalla lista Ferrante a quella di Fo». Sensibilità mancante al centrosinistra che spinge Fo a «impegnarsi in prima persona» e contro quellaspirante candidato dellUnione che non ha neppure uno straccio di programma elettorale.
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