La lista del sindaco spacca il centrosinistra

La lista del sindaco spacca il centrosinistra

Massimo Malpica

Una giornata a metà, quella di Walter Veltroni. Divisa tra i sorrisi per gli applausi incassati alla conferenza programmatica dei diesse capitolini e i primi crucci elettorali per le immediate polemiche seguite all’ipotesi, evocata anche da Massimo D’Alema, di far correre alle comunali una lista con il nome del sindaco. Veltroni sul tema tace, ma non può evitare che Paolo Cento chieda «chiarimenti». «Si sbaglia - chiosa l’esponente verde - chi pensa di racchiudere questa discussione in un rapporto esclusivo tra Ds e Margherita, magari come contraltare per la stessa lista unitaria a cui insieme stanno lavorando». E, su tutto, arrivano le prime schermaglie elettorali con l’opposizione, accusata di «estremismo» dal primo cittadino che per una volta scorda il suo buonismo e riserva stoccate caustiche e poco eleganti agli avversari politici. I quali non tardano a rispedire al mittente le accuse, definite «rozze e superficiali».
Eppure, prima delle scintille pomeridiane, il sabato di Walter comincia bene. Con un coro di consensi che non si limita a comprendere gli interventi degli «amici» e compagni di lotta e di governo, come l’assessore Roberto Morassut o il capogruppo della Quercia in Campidoglio Lionello Cosentino, ma si allarga al di là dei confini di appartenenza ideologica. Tanto che l’appello di Luigi Abete, presidente dell’Unione Industriali di Roma, a «non cadere nella tentazione dell’agiografia» sembra un po’ cadere nel vuoto. Persino Andrea Mondello, numero uno della Camera di commercio di Roma, si spinge a definire «straordinario» il lavoro da sindaco di Veltroni che - sostiene testualmente - «ha demolito la città dei veti e costruito la capitale della proposta e delle realizzazioni». E in chiusura di lavori arriva pure la consacrazione da parte del líder Massimo delle qualità di Veltroni: «In questi anni - afferma D’Alema - si è affermata non solo la leadership di Walter, ma anche la sua dimensione di statista». Ed è proprio il presidente dei Ds a sponsorizzare il battesimo di una «lista Veltroni»: «Sarebbe assurdo se mancasse», taglia corto. Sul tema Veltroni non spende una parola, forse perché, come ripete, lui in campagna elettorale ci entrerà solo a un mese dal voto. Cosa che non gli impedisce, però, di tirare qualche siluro contro la Cdl. Prima a livello di governo centrale, criticandone la «politica punitiva su Roma» con i «tagli continui alle risorse dal 2001». Poi accusando la destra romana di essere «in mano a una componente estrema che cavalca qualsiasi cosa, tutto e il contrario di tutto, pur di inseguire un minimo di consenso». Ed è un inedito Veltroni sarcastico quello che ironizza sull’«ossessione» della Cdl per screditare la Notte bianca: «Ho visto i migliori talenti del centrodestra stilare dossier per dimostrare che le presenze non erano un milione ma 750mila, non capendo che il nostro successo nasce dall’attenzione ai problemi concreti dei cittadini».
«Ci fa piacere essere in cima ai pensieri di Veltroni, anche se l’analisi fatta su di noi è condizionata dalle due imminenti campagne elettorali e risulta fatalmente rozza e superficiale come ogni propaganda richiede», replica duro il capogruppo di An in Regione Fabio Rampelli, che parla di «ubriacatura da potere». «Invece di autoesaltarsi e denigrare gli avversari - prosegue Rampelli - sarebbe più serio interrogarsi sulle ragioni che hanno impedito a Roma, nonostante 30 anni di governi di centrosinistra, di modernizzarsi e di cambiare volto».

«Il sindaco - gli fa eco l’ex assessore regionale al Bilancio Andrea Augello - è nervoso perché non si aspettava, dopo le regionali, di dover ancora fare i conti con un’opposizione organizzata e attenta a rappresentare la città reale. Quella città che i suoi agiografi - chiude Augello - negano e nascondono, che non ha voce ma ha un’infinità di cose da dire».

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