L'Italia di Asterix sfiora il placcaggio ai giganti d'Irlanda

L’arbitro accusato di parzialità per i padroni di casa. Il ct furente alla fine

Paolo Bugatto

da Dublino

L'ultima volta degli azzurri tra l'archeologia del vecchio Lansdowne Road sarà ricordata per la decisione dell'arbitro inglese Pearson di non chiedere l'intervento della tecnologica moviola per decidere se assegnare oppure no la meta dell'ala irlandese Bowe. Irremovibile il fischietto di Sua Maestà, inutili le proteste degli azzurri, a cominciare da Mauro Bergamasco che con il suo braccio aveva impedito al pallone di toccare la sacra area della meta. Per Pearson non c'è stato nulla da rivedere al videotape. Meta senza esitazioni. Di fatto la decisione diventa la chiave di una partita che gli azzurri hanno affrontato senza nessun timore riverenziale, costruita con una grande diga difensiva fatta di cose semplici ma soprattutto di grandi placcaggi. Mauro Bergamasco si sacrifica per dare consistenza alla retroguardia lì dove gli irlandesi di O'Sullivan hanno progettato di andare a colpire. Porte chiuse su ogni iniziativa con O'Gara costretto a inventare con il piede insidiose ma prevedibili diagonali per chiamare in causa pericolose frecce come Shane Horgan o Geordan Murphy. Niente da fare. L'Italia controlla ed anche in comoda scioltezza. Passa in vantaggio con Pez che mette a frutto un calcio piazzato che Nitoglia è bravo a conquistarsi costringendo proprio Geordan Murphy ad un goffo «tenuto a terra». Poi la meta dell'Irlanda. A firmarla è il tallonatore Flannery sugli sviluppi di una rolling maul nata da una rimessa laterale troppo facilmente regalata dagli azzurri agli avversari. Anche qui qualche dubbio sulla meta c'è. Non per l'arbitro che costringe il quindici di Berbizier a rincorrere. E gli azzurri non perdono tempo. Alla ripresa del gioco il miracolo lo firma Pez. Splendida la finta con la quale apre come una scatola di sardine la gabbia difensiva formata da gente come O'Driscoll e O'Gara. Sontuoso poi il sostegno di Mirco Bergamasco che si apre un'autostrada verso il paradiso. Al riposo le squadre vanno sul 10 pari dopo il piazzato che O'Gara infila in pieno recupero. Pearson il suo delitto perfetto lo ha già cominciato con gli azzurri costretti in 14 per l'incomprensibile «giallo» mostrato in faccia a Pez per un normale fuorigioco. E in circostanze normali, un cartellino giallo costa sempre un paio di mete. Non è così per gli azzurri che addirittura passano ancora in vantaggio infilando tra i pali un piazzato di Griffen dirottato per necessità all'apertura. A evitare all'Irlanda di andare nel pallone è ancora O'Gara che con il piede riprova a chiamare in causa le ali. Per una volta il contatto riesce con Bowe. Mauro Bergamasco lo placca ma per l'arbitro il pallone ha toccato l'area di meta. L'Irlanda prende il largo. Pez prova ad accorciare ancora. Ma a suon di piazzati l'Irlanda mette mattoni d'oro su una vittoria (26-16) che resta dai piedi d'argilla.

Non è certo un caso se è proprio un'irlandese a capo della gestione tecnica dei fischietti del pianeta. E all'opposto non è certo un caso se tra questi non c'è neanche la puzza di un italiano.
Risultati: Inghilterra-Galles 47-13. Irlanda-Italia 26-16. Oggi Scozia-Francia.

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