L'articolo della domenica

L'Italia ha un futuro. Se ritrova il proprio passato

Nel 1200 avanti Cristo i popoli venuti dal nord hanno distrutto le civiltà di Creta e Micene. Da loro è poi nata la civiltà greco-roma­na

Nel 1200 avanti Cristo i popoli venuti dal nord hanno distrutto le civiltà di Creta e Micene. Da loro è poi nata la civiltà greco-roma­na. Ma, dopo altri 1500 anni, l'impero romano, impoverito e spopolato è stato sommerso dai barbari nel nord e dagli arabi nel sud. Finite le invasioni la popolazione europea è aumentata ed è sciamata nel mondo sommergendo le altre culture. Gli inglesi in Africa e in Australia, gli spagnoli e i portoghesi nel Centro e nel Sud America, gli emigranti europei nel nordameri­ca. Oggi è iniziato un altro ciclo. Dall'Asia e dall' Africa premono miliardi di persone sull'Euro­pa impoverita e spopolata.

Cosa può succedere nel futuro? In Italia, fra cento anni, più di metà della popolazione potrebbe essere di origine straniera, non parlare o parlare male l'italiano e non riconoscersi nella nostra storia e nella no­stra cultura. Io provo un senso di angoscia ogni volta che un terremoto abbatte una torre, un campanile o cade un muro di Pompei e vorrei che venisse ricostruito subito col vecchio mate­riale. Ma chi ha perso il senso della identità ita­liana non si preoccupa più di queste cose. E lo stesso vale per la lingua. Io mi offendo a vedere che nelle nostre scuole è proibito imparare a memoria una poesia, perché una lingua si impa­ra solo assimilando la sua letteratura. Però con­stato che a molti già non importa. Un popolo, per continuare ad esistere, deve volerlo.

Deve volere la propria civiltà, difender­la, affermarla. Nel medioevo barbarico sono sta­ti i centri culturali di Fulda e di Montecassino a proporsi di salvare la cultura classica che poi ha consentito il grande sviluppo europeo. Oggi toc­ca a noi compiere lo sforzo. Ma conservare il passato non vuol dire chiudersi al nuovo. Se vuoi salvare i campanili che crollano e le chiese in rovina devi inventare le tecnologie più adatte per farlo.

E se vuoi salvare la tua lingua devi co­noscere a fondo la letteratura e internazionaliz­zare le tue ricerche e i tuoi scritti. Se vuoi salvare il tuo paesaggio devi affidarlo a grandi artisti. Più in generale, per continuare ad esistere, devi sollevarti in alto, differenziarti, eccellere in qualche campo. Questo è il vero compito di tut­ta l'Europa: ritrovare la volontà di vivere e quin­di di lottare, di lavorare, di inventare, di costrui­re, di migliorare, di eccellere.

Perché l'alternati­va è scivolare in basso, svanire.

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