RomaUno in Calabria, laltro in Puglia. Trecento chilometri di distanza ma come al solito botte da orbi. Gianfranco Fini, seppur sulla carta favorevole allabbassamento di toni, prende fiato e strilla. Il bersaglio è sempre il nemico numero uno, quel Cavaliere che gli ha fatto saltare il piano della spallata lo scorso dicembre. La campagna elettorale sembra un infinito duello tra i due. Berlusconi attacca i grumi politicizzati della magistratura e arriva ad evocare una commissione dinchiesta? Fini gli risponde per le rime poche ore dopo. Il leader del Fli, in giro per lItalia a fare comizi, cassa con disprezzo lidea: «Chiedere alla maggioranza che sostiene il governo di approvare una proposta di legge per una commissione parlamentare che debba indagare sui pm che stanno processando il presidente del Consiglio mi sembra che non accada in nessuna democrazia del mondo», sibila in quel di Bari. Poi laffondo: «Il presidente del Consiglio è un cittadino come tutti quanti gli altri: è tenuto quindi anche lui a rispettare le regole e le leggi della Repubblica italiana». Ormai gli occhi di Fini guardano il premier con lo stesso strabismo di Di Pietro. Lo percepisce come un Raìs: «Non esiste nemmeno da parte del Parlamento la possibilità di agire senza rispettare la Costituzione. Questo vale per il Parlamento, per il governo, per la magistratura e per il presidente della Repubblica».
La giustizia resta il terreno di scontro principale in questo epilogo di campagna elettorale. Così, anche una vecchia proposta di riforma dellUdc Pierluigi Mantini provoca per alcune ore un dibattito salato. Il nodo riguarda un progetto di riforma dellarticolo 68 della Costituzione, firmato dal deputato centrista. Lidea sarebbe quella di sospendere i processi dei parlamentari indagati fino alla fine della legislatura. Guarentigia applicabile a tutti gli eletti e valevole solo durante una legislatura. In pratica un lodo Alfano costituzionale allargato ai parlamentari. Qualcuno ripesca la proposta e parla subito di «lodo Mantini». Alt. In realtà la proposta era vecchia e soprattutto inserita in un più ampio disegno di riforma costituzionale che prevedeva la riduzione dei parlamentari, il Senato federale e la sfiducia costruttiva.
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