Londra chiede perdono ai bambini schiavi

LondraAvevano raccontato loro che i genitori erano morti e che fuori dall'Inghilterra avrebbero avuto una vita migliore. Ma erano tutte bugie. Dopo ottant'anni Londra chiede scusa alle migliaia di bimbi di famiglie indigenti che spedì nelle sue colonie tra il 1930 e il 1970, con la scusa di offrir loro un futuro più roseo. Invece, la maggior parte di questi bimbi finì abbandonata in un orfanotrofio o a lavorare in qualche fattoria. Molti di loro subirono abusi e furono vittime di maltrattamenti. E quel che è peggio, la maggior parte venne tolta alle famiglie d'origine con l'inganno, senza che queste potessero opporsi. Ieri il primo ministro britannico Gordon Brown ha dichiarato di voler ufficialmente scusarsi per quella che rappresenta una delle pagine più oscure della storia britannica. «È arrivato il momento di scusarsi per le azioni commesse dai governi che ci hanno preceduto» ha scritto il capo del governo in una lettera al portavoce della commissione ristretta per la salute, Kevin Baron, che si è occupato della vicenda insieme ai colleghi australiani e canadesi.
Negli ultimi quattro secoli il Regno Unito è l'unico Paese al mondo ad avere una storia di migrazione infantile. I primi cento bambini vennero spediti in Virginia già nel 1618 e nel dopoguerra 7mila salparono sulle navi dirette in Australia, nuova Zelanda, Rhodesia e Canada. In tutto vennero spediti nelle ex colonie britanniche 130mila ragazzi. I servizi sociali, di concerto con il governo, avevano attuato un programma per spedire in questi Paesi i figli delle famiglie più povere e quasi sempre i genitori non seppero mai che i loro bambini, a volte anche di appena tre anni, erano finiti in Australia. Ufficialmente si trattava di un'operazione mirata ad offrire loro una vita più agiata, quell'esistenza che i parenti non avrebbero mai potuto offrir loro, ma il vero obiettivo era quello di formare nuova forza lavoro «bianca» nelle colonie di Sua Maestà. Nella maggior parte dei casi questi figli di nessuno trascorsero la loro infanzia negli orfanotrofi, non ricevettero alcuna educazione, furono costretti a lavorare alla stregua di schiavi nelle fattorie, subirono ogni tipo di violenza fisica e psicologica. Molti di loro furono anche vittime di abusi sessuali.
«È importante che dedichiamo del tempo ad ascoltare le testimonianze di chi è sopravvissuto a tutto questo - ha affermato Brown - chiedendo scusa per quello che è accaduto». Un'ammissione importante quella dell'attuale governo britannico seguita da un'altra dichiarazione di scuse ufficiale, questa volta del governo australiano.

Proprio oggi il primo ministro australiano Kevin Rudd invierà un suo messaggio ai settemila immigrati britannici che risiedono nel Paese per i maltrattamenti subiti dai loro predecessori. Un discorso dedicato agli «australiani dimenticati» a tutti quei bimbi che per cinquant'anni passarono per gli orfanotrofi nazionali e a cui la vita migliore che era stata loro promessa venne sistematicamente negata.

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