Longoni e i bulli del muretto

La storia è di quelle che rimbalzano sulla cronaca dei quotidiani con inquietante frequenza. Una storia di incubi periferici, di gioventù devitalizzata, di pulsioni xenofobe che nascondono il disagio di sopravvivere in una fetta di mondo dove gli unici ideali possibili sembrano coincidere con la necessità di possedere più degli altri, di sterminare il diverso, di rispondere alla violenza con la violenza, di macinare odio con la stessa facilità con cui si rullano canne o si parla di niente. Una storia di oggi, di Roma, di giovani seduti su un muro imbrattato da cui guardare le storture della società, i vuoti della politica, i falsi miti della tv, i vicoli ciechi del futuro, e da cui prendere coraggio per trasformarsi in teppisti. Quel muro è l’unico elemento scenico che Angelo Longoni - noto autore e regista teatrale, sceneggiatore cinematografico e romanziere - concede ai quattro protagonisti del suo Bravi ragazzi, spettacolo fortemente ancorato all’attualità (e assai intenzionato a ricapitolare l’ultimo anno di cronaca e di storia politica italiane) che rappresenta il più recente approdo di un percorso drammaturgico da sempre attento all’oggi: basti ricordare testi come Naja, Uomini senza donne, Bruciati. Ferma restando l’ascendenza realistica della pièce, bisogna tuttavia chiarire che questo lavoro, non scevro da richiami pasoliniani e senza dubbio evocativo di quell’angosciante Freddo con cui Lars Noren scosse il pubblico capitolino alcuni anni fa, racconta l’orrore che racconta attraverso una scrittura che ammette numerosi scarti lirici, che procede per accumulo, che scandisce in quadri successivi un crescendo di tensione e di pathos (e la musica ne diventa una componente essenziale) destinato a sfociare in tragedia.

I quattro interpreti - Lorenzo De Angelis, Riccardo Francia, Valerio Morigi, Edoardo Persia - aderiscono con matura sensibilità all’operazione, dando slancio umano a personaggi forse troppo simili tra loro e a battute che talvolta suonano un po’ didascaliche. Nel complesso però la pièce funziona e anzi risulta decisamente interessante: qualità sempre più rara sulle nostre scene. Al teatro Lo Spazio fino al 9 novembre. Info: 06.77076486.

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