Loris Stecca tenta il suicidio in autostrada

Il pugile, depresso e senza soldi, minaccia di buttarsi dal cornicione di una galleria. Traffico in tilt

Loris Stecca tenta il suicidio in autostrada

Un’ora e mezza di trattative con gli agenti della Polstrada. Questa la durata del «match» di nervi che ha visto protagonista ieri mattina l’ex campione del mondo di pugilato dei supergallo Loris Stecca che, in preda a una crisi depressiva, verso le 11 è salito sul cornicione di una galleria dell’autostrada A14, a poca distanza dal casello di Riccione, minacciando di lanciarsi nel vuoto.

Immediatamente bloccato il tratto autostradale, gli agenti della Polstrada hanno tentato di far ragionare Stecca che, tuttavia, non sembrava voler desistere dai tragici propositi, pur senza neppure avanzare alcun tipo di richiesta. La situazione di stallo è stata sbrogliata dal fulmineo intervento di un agente, che ha colto di sorpresa l’aspirante suicida riuscendo a immobilizzarlo e traendolo definitivamente fuori pericolo.

Condotto quindi al comando della Polstrada di Riccione, Stecca, al quale non è stato contestato alcun reato, ne è uscito dopo circa trenta minuti accompagnato dal fratello Maurizio - più giovane di tre anni e anche lui ex campione di boxe - ed è parso visibilmente tranquillizzato.

Si è così rischiato di vedere finire in tragedia la vita di uno sportivo che, dopo aver avuto gloria sui ring di mezzo mondo, è incappato in una serie di tristi vicissitudini (anche giudiziarie) che non hanno fatto altro che alimentarne un senso di disagio che si protraeva da quando, ancora in attività, dovette ritirarsi per i postumi di uno sfortunatissimo episodio quando, il 31 gennaio 1989, finì all’ospedale con molteplici fratture dopo essere stato investito da un’auto.

Chiuso con la boxe a soli 28 anni, Stecca incappa purtroppo in una serie di vicende private che lo segnano negativamente. La fine del primo matrimonio porta con sé conseguenze giudiziarie: un processo penale per falsa testimonianza - dal quale è uscito però a testa alta - e una causa civile tuttora in corso che, riferiscono gli agenti che ne hanno scongiurato il suicidio, era tra gli argomenti delle frasi sconnesse che urlava l’uomo prima di essere tratto in salvo.

A queste tristi vicende familiari va aggiunto il fatto che Stecca, a quasi 20 anni dal ritiro, non versa certo in condizioni economiche brillanti. Esauriti i 100 milioni di lire ricevuti come risarcimento per l’incidente del 1989, la mancanza di denaro lo aveva portato nei mesi scorsi a progettare un clamoroso ritorno alle gare: «Lavoro alla darsena di Rimini per 1.300 euro al mese, ma non mi bastano. Ho bisogno di soldi: cosa devo fare? Andare a rubare? La boxe è l’unica cosa che mi riesce bene».

Trovato un manager e raccolta, dopo qualche esitazione, la disponibilità del fratello Maurizio ad allenarlo, Stecca si stava infatti preparando al rientro con l’entusiasmo di un ragazzino, era già sceso a quota 59 chili («farò il piuma, come ai bei tempi») e si stava spingendo fino a programmare il proprio futuro agonistico come se gli anni per lui non fossero mai passati: «Farò due o tre match di collaudo - dichiarava infatti spavaldo - e poi il botto, per guadagnare e possibilmente vincere».

Il primo avversario della «seconda giovinezza» di Stecca sarebbe stato l’illustre sconosciuto tunisino Mohamed Abib. Il match, niente di più che una seduta di allenamento, avrebbe dovuto svolgersi il 23 dicembre come evento principale di una riunione dilettantistica in programma a San Marino (dato che in Italia non è concessa l’attività ad atleti sopra i 40 anni).

Purtroppo per il 47enne pugile la delusione era però dietro l’angolo: scottate dal precedente dell’altro «vecchietto» Gianfranco Rosi, che qualche mese prima - sempre a San Marino - a 49 anni era uscito dal ring con un’emorragia cerebrale, le autorità locali hanno deciso di negare il nullaosta: «Non si può trattare San Marino come la terra di nessuno per fare cose che lo Stato italiano non autorizza», la giustificazione del segretario allo Sport della piccola Repubblica. Incassata la decisione, da quel giorno non si avevano più notizie di Stecca, almeno fino a ieri mattina.

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