L'oro dai Visconti agli Sforza

In mostra al museo Diocesano sessanta capolavori di oreficeria sacra e profana, smalti e codici miniati provenienti da tutto il mondo. La sorpresa è un Leonardo orafo

Si apre domani una bella mostra per ripercorrere la storia dell'arte orafa a Milano tra il XIV ed il XV secolo al museo Diocesano in corso di Porta Ticinese 95. «Oro dai Visconti agli Sforza» si potrà visitare fino al 29 gennaio ed espone sessanta capolavori, tra oggetti di oreficeria sacra e profana, smalti, codici miniati, provenienti da istituzioni e musei italiani e stranieri, come il Louvre di Parigi, la National Gallery di Washington, il Museo Massena di Nizza, la collezione Valencia de don Juan di Madrid, la Cattedrale di Essen.
Alla fine del XIV secolo, il mecenatismo dei Visconti rese Milano il centro di arte orafa più importante d'Europa. Nel 1360 Galeazzo II Visconti eresse il Castello di Vigevano, l'accogliendovi una delle collezione di codici miniati dai più famosi maestri del tempo, come Giovannino dè Grassi e Michelino da Besozzo. In mostra sono un suo codice, raffigurante l'incoronazione a Duca di Gian Galeazzo Visconti, ed il foglio miniato Dama con Falcone, del Louvre. A Gian Galeazzo Visconti e alla figlia Valentina, sposa di Luigi d'Orleans, fratello del re di Francia, si legano alcuni gioielli a smalto su oro lavorato a rilievo.
Dopo la morte, nel 1447, dell'ultimo Visconti, Filippo Maria, la tradizione orafa milanese prosegui sotto la dinastia degli Sforza, come testimonia il Tabernacolo realizzato nel 1458 per la cattedrale di Voghera e conservato nel Castello Sforzesco di Milano. Sotto Ludovico il Moro Si consolidò ulteriormente l'arte degli smalti, anche per la presenza di Caradosso Foppa, maestro di Benvenuto Cellini.

Di questo periodo sono in mostra un medaglione apribile con sopra una Deposizione dalla Croce, proveniente da Madrid, il Tabernacolo Pallavicino, dal Museo Diocesano di Lodi, il codice Canzoniere per Beatrice d'Este, dalla Biblioteca Trivulziana di Milano.

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