Lucio Barani, il toscano strizza l’occhio alla Liguria

Lucio Barani, il toscano strizza l’occhio alla Liguria

Non ci sono solo Giacomo Chiappori e Luigi Grillo tra i «liguri» emigrati in altre regioni. A infoltire la truppa c’è anche Lucio Barani. Da Zeri a Montignoso passando per Villafranca, Stadano, Serricciola e Bagnone. Sei comizi sei, l'altra domenica, per l'onorevole, sindaco di Villafranca e parlamentare del Pdl eletto a Massa Carrara e in quella Lunigiana che sgamba in Liguria e guarda lo spezzino (che in questo giro elettorale non ha non prodotto onorevoli). Barani a tirare la volata a Bondi e raccogliere le istanze di una terra di mezzo dai confini inventati dopo.
Una sorta di deputato aggiunto anche per la Liguria, dopo il sen. Egidio Pedrini, già sindaco di Zeri. Dettaglio significante, quando il personaggio è vulcanico e conosce palmo a palmo il territorio e il suo grido. Una marcia di mesi, venti chili in meno e consensi a crescere. Progetti, risultati e l'appello «Siamo l'ultima provincia della Toscana e la quint'ultima d'Italia: come possiamo riconfermare Angeli al suo capezzale?». Ironico Barani, infilza le strategie e allarga alla maniera francescana di Bondi che «viene per risollevare questa Provincia». Tant'è che «grazie a lui riusciremo a completare la Tirreno-Brennero. Sono entrato nel consiglio di amministrazione di Autocisa e ne è uscito Angeli (emblematico). Adesso lavoreremo per il casello di Villafranca». Dati concreti: «Con Bondi portiamo a casa anche l'ammodernamento della statale 62-63: 2 milioni e mezzo di euro». Poi le battaglie ingaggiate contro la «direttissima Gassano-Gragnola: solo 3 km di strada, doppia corsia, tre ponti, due gallerie e 31 milioni di euro finanziati dalla Provincia. Ma si può? Con quei soldi Bondi vuole collegare Carrara a Fivizzano e portare i turisti in Lunigiana». Boato. Parla la loro lingua il dottor Barani, che ha portato il reddito pro capite di Villafranca quasi a superare quello di Aulla, «che è maggiore di quello di Massa».
Poi vira sulle caldaie e quel viziaccio di considerare i lunigianesi cittadini di serie B: «La tassa sulle caldaie la pagavamo solo in Lunigiana fino all'anno scorso. Dal 2008 è stata estesa anche a Massa Carrara, ma i lunigianesi versano 130 euro, contro i 65 di Massa, quando nelle altre città che la prevedono la tassa non supera ai 50 euro». L'ultima bordata contro la tassa annuale di bonifica della montagna, «che guarda caso è di 750.000 euro, l'equivalente della spesa per mantenere gli addetti della Comunità Montana». Instancabile, il cuore alla terra, i disegni che traguardano progetti ambiziosi.

Scuole, golf, piscine. Quattro giorni a Roma e il porta a porta capitalizzato che non gli fa dimenticare neppure il lampione che non s'accende nella contrada di Pierino. Il filo diretto che fa la differenza cambia il vento di Lunigiana.

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