Il lungo addio al superdollaro: - 7% da aprile

Gli analisti: «Entro il 2007 il rapporto con l’euro sarà a 1,40» . Le mosse della Bce

da Roma

Il dollaro si appresta oggi a incominciare, salvo sorprese, la sesta settimana consecutiva di ribassi nei confronti delle principali divise internazionali, in prima fila euro e yen. Dai primi giorni di aprile, il biglietto verde ha perduto grosso modo il 7% nei confronti della moneta europea e di quella giapponese: nella sola settimana scorsa il calo è stato, rispettivamente, dell’1,6% e del 2,3%. Venerdì sera, alla chiusura dei mercati americani il cambio ha raggiunto gli 1,2957 dollaro per un euro, e gli operatori di mercato concordano: non è finita qui. «La volatilità sui mercati dei capitali sta aumentando, gli investitori escono dagli asset in dollari», dicono gli analisti.
L’accelerazione nel percorso di correzione del dollaro si è avuta dopo che, agli incontri primaverili del Fondo monetario internazionale, il focus si è spostato sugli «squilibri globali». Il capo economista del Fmi Raghuran Rajan ha esplicitamente parlato di «calo ordinato» della moneta Usa, mentre i ministri finanziari del G7 hanno, nel loro comunicato, invitato i Paesi asiatici in surplus (in particolare la Cina) a lasciar apprezzare le loro divise. «La frase relativa alla correzione degli squilibri globali sta dando al mercato una sorta di carta bianca nel vendere dollari», spiega alla Bloomberg Manfred Wolf, capo del settore cambi della banca tedesca HVB negli Usa.
L’atteggiamento della Riserva federale - che riterrebbe concluso il periodo del rialzo dei tassi - e gli ultimi dati del deficit commerciale Usa, hanno fatto il resto. In molte istituzioni finanziarie private, ad esempio la HSBC, si ritiene che il cambio dollaro-euro possa giungere fino a 1,40 entro la fine dell’anno prossimo. Il livello di 1,30 dollari per euro è ormai alle viste, e potrebbe giungere entro poche sedute.
Finora, la moneta americana era stata sostenuta dal differenziale dei tassi d’interesse. Ma in Europa e in Giappone i tassi si stanno muovendo al rialzo: un nuovo aumento da parte della Banca centrale europea è ampiamente previsto per giugno.

I segnali di rialzo dei prezzi europei, principalmente legati al caro greggio, spingono la Bce ad abbandonare la politica monetaria accomodante tenuta finora. E se la Fed confermerà l’orientamento annunciato, ovvero uno stop al rincaro del costo del danaro, la chiusura della forbice avrà un effetto inevitabile sui cambi.

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