Mafia, arrestato Messina: numero 2 di Cosa Nostra Premier: grande successo

Il 38enne Gerlandino è stato catturato dagli uomini del Gis in una zona di campagna di Favara. Era ricercato dal 1999 per associazione mafiosa e vari omicidi. Era il vice di Matteo Messina Denaro

Mafia, arrestato Messina: 
numero 2 di Cosa Nostra 
Premier: grande successo

Agrigento - I carabinieri del reparto hanno arrestato a Favara (Ag) Gerlandino Messina,  38enne di Porto Empedocle, capo della mafia di Agrigento, nella lista dei 30 latitanti più pericolosi. Il boss è stato catturato dagli uomini del Gis (gruppo di intervento speciale) dei carabinieri in una palazzina a due piani, in una zona di campagna a Favara. Gerlandino Messina aveva due pistole, con lui c’era un’altra persona. Il blitz dei carabinieri è stato fulmineo, il capomafia non ha avuto il tempo di reagire.

Ricercato da più di 10 anni L'uomo era ricercato dal 1999, per associazione di tipo mafioso e vari omicidi. Il 2 febbraio del 2001 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. Gerlandino Messina è diventato il numero uno di Cosa nostra ad Agrigento dopo l’arresto di Giuseppe Falsone, il 25 giugno scorso a Marsiglia, nel sud della Francia, di cui era fino a quel momento il "vice". È ritenuto uno spietato killer: le sentenze lo descrivono sempre armato, anche di mitra, e guardato a vista da una scorta armata. Il padre Giuseppe venne ammazzato nel 1986 durante la guerra di mafia contro gli stiddari e anche lo zio Antonino fece la stessa fine. Fu Falsone, a volerlo quale suo vice, nonostante la resistenza feroce dei clan rivali.

Tornato a Potro Empedocle nel 1999 Il territorio di Porto Empedocle, infatti, per anni è stato dominio incontrastato del boss Luigi Putrone capo della famiglia locale e i Messina, da sempre in lotta con lui, dovettero andare via. Ma con gli arresti dell’inchiesta Akragas del 1998 e 1999, che aveva decapitato i vertici locali e provinciali di Cosa Nostra, diversi boss furono costretti a darsi alla latitanza. Tra questi anche Luigi Putrone. Così mentre questi scappava dall’Italia nel marzo del 1998, Gerlandino Messina e suo zio Giuseppe ritornavano a Porto Empedocle entrambi da latitanti. Era stato il pentito Maurizio Di Gati a confermare che dal 2004 rappresentava il numero due di Cosa nostra, immediatamente dietro Falsone: "Nel settembre o ottobre 2003 si era fatta una grossa riunione nella zona di Canicattì e Campobello di Licata nella campagna a disposizione di Gerlando". Una riunione che aveva definito i nuovi equilibri benedetti da Bernardo Provenzano.

Il presidente del Consiglio, Silvio BerluscBerlusconi: "Successo senza precedenti" oni, ha chiamato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il comandante generale dell`Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, e si è congratulato con loro per la cattura del boss. Il presidente Berlusconi ha sottolineato al ministro Maroni come questa operazione confermi "il successo senza precedenti del Governo nella sua battaglia contro la criminalità organizzata".  

Maroni: "Colpo mortale" "La cattura di Messina è un colpo mortale per la mafia agrigentina". Con queste parole, il ministro dell’interno Roberto Maroni, si è congratulato con il comandante generale dell’arma dei carabinieri Leonardo Gallitelli, per l’arresto di Gerlandino Messina, inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi e ricercato dal 1999, preso oggi a Favara.

"Con l’arresto di oggi il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro si fa sempre più stretto", ha poi sottolineato il ministro Maroni. Messina Denaro, il boss della provincia trapanese, è considerato infatti l`attuale vertice operativo di Cosa Nostra. 

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