
"Sul caso Almasri il governo ha compiuto una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la sua debolezza dinanzi a bande armate che operano all'estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali". È durissimo l'attacco del relatore Pd Francesco Gianassi che alla Giunta delle autorizzazioni a procedere ha chiesto al Parlamento di far processare i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Il documento sarà votato in Giunta il 30 settembre.
Il criminale di guerra libico Osama Njeem Almasri era stato arrestato il 19 gennaio scorso a Torino dalla Digos su mandato dell'Interpol della Corte penale internazionale e scarcerato con un cavillo da Pg e Corte d'Appello nonostante la legge sulla convenzione non lo prevedesse. Era stato successivamente rimpatriato in Libia due giorni dopo, nonostante su di lui pendesse un mandato della procura della Cpi, che oggi accusa il governo italiano e la giustizia di non aver rispettato i propri obblighi. Per Mantovano, Nordio e Piantedosi la Procura di Roma ipotizza o a vario titolo i reati di omissione di atti d'ufficio, concorso in favoreggiamento e peculato. Secondo Gianassi (Pd) il rimpatrio è stato "frutto di un calcolo politico censurabile e di un cedimento a pressioni esterne" che avrebbe minato "la credibilità internazionale dell'Italia".
Il verdetto del relatore viene bocciato dalla maggioranza, che in Parlamento respingerà la richiesta di processare i ministri. " È
la conseguenza dei pregiudizi che il relatore aveva già espresso nei confronti dei ministri, in particolare del ministro Nordio: in una seduta aveva avuto modo di attaccarlo in maniera molto pesante", commenta Dario Iaia, capogruppo di Fratelli d'Italia in Giunta per le autorizzazioni della Camera.