Mahfuz censurato chiede la «grazia» ai sunniti

Lo scrittore egiziano Nagib Mahfuz, premio Nobel nel 1988, ha chiesto il beneplacito di Al-Azhar, la più alta autorità dell’islam sunnita, per pubblicare uno dei suoi romanzi in Egitto. Si tratta dei Figli di Gebelawi (1959), censurato in Egitto e apparso solo all’estero. Mahfuz pensò il romanzo come una singolare «operetta morale» allegorica, al cui centro, benché sotto mentite spoglie, c’è la figura di Dio. Nel 1959 il giornale Al-Ahram del Cairo iniziò la pubblicazione del libro a puntate, ma ben presto l’opera suscitò l’ira degli ulema, giudicandola blasfema in quanto lasciava intravedere una contestazione di Dio. La pubblicazione fu quindi interrotta. Nagib Mahfuz, 94 anni, ha chiesto che la pubblicazione in Egitto possa avvenire ora solo dopo l’assenso di Al-Azhar. Se il via libera sarà concesso, allora lo scrittore intende affidare l’introduzione del libro a un simpatizzante dei Fratelli Musulmani, un movimento vietato ma tollerato in Egitto. È la prima volta che Mahfuz presenta una richiesta del genere e secondo i mezzi di informazione la mossa sarebbe un modo per riconciliarsi con gli ulema di Al-Azhar che chiesero la proibizione dei Figli di Gebelawi 47 anni fa. La richiesta dell’autorizzazione presentata all’autorità religiosa islamica da Nagib Mahfuz sta facendo discutere gli intellettuali egiziani, preoccupati di affidare ad Al-Azhar un potere di censura nel campo della letteratura.

Da più di un decennio il premio Nobel egiziano vive praticamente recluso nella sua casa nel cuore del Cairo, sorvegliata continuamente dalla polizia. Il 14 ottobre 1994 subì un attentato a opera di fondamentalisti islamici, che lo ferirono gravemente al braccio destro.

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