Elia Pagnoni
Italia-Germania: alzi la mano chi non pensa subito alla leggendaria semifinale di Città del Messico 1970. C’è stata un’Italia-Germania più importante, perché ci regalò il nostro terzo titolo mondiale a Madrid nell’82, eppure Italia-Germania per tutti resta quella là. Quella che tenne incollati gli italiani ai televisori in bianco e nero ben oltre la mezzanotte, quella che si trasformò nella leggenda del pallone grazie al gol di Carletto Schnellinger, terzino del Milan, che pareggiò in extremis e costrinse le due squadre a giocare i tempi supplementari più famosi della storia del calcio.
Anche allora, come adesso, erano semifinali. Anche allora, come adesso, la Germania era reduce da un quarto di finale combattutissimo e risolto ai supplementari contro l’Inghilterra. Ferruccio Valcareggi, galvanizzato dal felice esito del quarto di finale col Messico, ripropone la staffetta tra Mazzola e Rivera: il Baffo subito in campo, Gianni nella ripresa quando gli avversari sono più stanchi e lui può approfittarne. Strana scelta che farà discutere il calcio italiano per altri trentasei anni, ma che proprio in questa circostanza funziona incredibilmente.
La Germania parte con i favori del pronostico, soprattutto dopo la vendetta consumata sugli inglesi, l’Italia si affida al suo solito gioco e beffa i panzer dopo soli 7 minuti, quando un tiro di Boninsegna dal limite infila Maier. La Germania, finalista quattro anni prima, campione quattro anni dopo, si riversa nella nostra area. È una squadra strutturata attorno a due registi, Beckenbauer dietro e Overath davanti, e ha in Gerd Muller e nel vecchio Uwe Seeler i terminali offensivi del suo gioco. In ottantatré minuti di pressione, però, non riesce a perforare la porta di Albertosi, finché al secondo minuto di recupero Schnellinger pareggia.
Supplementari: Valcareggi è costretto a togliere Rosato, la sentinella di Muller, e a sostituirlo con Poletti. Quest’ultimo alla prima occasione si impappina e il bomber tedesco ne approfitta per portare in vantaggio i tedeschi. È il 4’ del primo tempo supplementare e l’Italia si vede crollare il mondiale addosso dopo aver sognato a lungo. Ma quattro minuti più tardi un altro difensore dal gol rarissimo, Tarcisio Burgnich, imita Schnellinger, si porta nell’area avversaria e pareggia. E non finisce qui: altri 5 minuti e Gigi Riva fa 3-2. L’Italia torna a sognare. Saltano tutte le geometrie e le alchimie tattiche. Si gioca solo sui nervi. Al 5’ del secondo supplementare un’altra doccia fredda: su un corner spunta ancora Muller e spiazza Albertosi, Rivera appostato sul palo non riesce a evitare il gol ed è 3-3. Il capitano del Milan, a quel punto, scappa dagli improperi di Albertosi, mette la palla al centro, la apre a sinistra finché arriva a Boninsegna che dal fondo mette al centro un traversone rasoterra: lo stesso Rivera si avventa con la classe di chi sta calciando il rigore della vita, Maier da una parte, palla dall’altra. Italia-Germania 4 a 3 è leggenda.
Ma Italia-Germania ai mondiali non è solo leggenda: oltre alla finale di Madrid vanno infatti ricordati altri due precedenti, entrambi finiti 0-0. Il primo ai mondiali del ’62, prima partita della prima fase con Lorenzo Buffon in giornata di grazia che ferma gli assalti di Haller e Seeler. È un pari che lascia ben sperare, poi finirà con la farsa di Italia-Cile.
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