Maltrattati dagli animalisti i conigli rubati

Per gli inquirenti, gli autori del blitz, dopo averli liberati, potrebbero aver ucciso i roditori

Enrico Lagattolla

E alla fine viene fuori che il vero «boia» potrebbe essere uno di loro. Un animalista. Uno di quelli che hanno liberato cani, topi e conigli infetti dal laboratorio di Farmacologia della Statale, uno di quelli che «professor Carruba, direttore del dipartimento di torture animali» lo scrivono su una lettera minatoria, uno di quelli del video di rivendicazione contro «gli orrori dei centri di sterminio animale». Ecco, quegli animalisti sono indagati dalla Procura per furto aggravato e maltrattamento di animali. Secondo gli inquirenti, non solo avrebbero liberato i «roditori al vaiolo», ma li avrebbero pure fatti secchi, dopo essersi resi conto che forse quelle bestiole potevano essere pericolose per qualcuno. Il fascicolo, in mano al pubblico ministero Ester Nocera, è per il momento a carico di ignoti. La rivendicazione (anonima) non ha ancora permesso alcuna identificazione, ma i tasselli forniti al magistrato dal Nucleo antisofisticazione dei carabinieri cominciano a ricomporre il quadro.
Quindi è ormai certa la presenza di un basista (o forse due), anche perché - secondo gli investigatori - le immagini contenute nei cinque minuti scarsi di filmato animalista sarebbero state realizzate non la sera del blitz, ma qualche giorno prima. Come a dire che chi è entrato nel laboratorio, lo ha fatto più di una volta e con una buona dose di «familiarità».

Ma a colpire, sono le voci che gli inquirenti hanno raccolto nei corridoi della Statale. Qualcuno avrebbe parlato. Qualcuno avrebbe detto che le cavie le hanno uccise loro, gli animalisti. E adesso, chi ha paura del coniglio mannaro?

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