Nadia Muratore
da Vercelli
«Voglio vedere la mia Mati, il mio piccolo angelo. La voglio vedere ancora una volta, l'ultima». È un dolore composto e dignitoso quello che traspare dal volto di Elena Romani, l'hostess di Legnano accusata di aver ucciso la figlia di 22 mesi con un calcio. Dai suoi occhi non scendono lacrime ma traspare una serenità non comune per chi deve convivere con l'accusa di infanticidio, soprattutto se, come continua a ribadire lei, si è innocenti. Si dice tranquilla e fiduciosa nella giustizia, ma ora ha un solo desiderio: «Vorrei - ripete con voce ferma - darle ancora un bacio e invece non potrò neppure andare ai suoi funerali. Anzi non mi hanno ancora detto quando li faranno. So che non riposa ancora in pace, che sono in corso altri esami medici. Povera piccola, vorrei che la lasciassero finalmente tranquilla, che smettessero di tormentarla».
Il desiderio di Elena Romani non si realizzerà troppo presto. Ieri mattina i periti della Procura e della difesa si sono nuovamente recati all'obitorio dell'ospedale di Vercelli per eseguire ulteriori accertamenti sul corpo di Matilda. Le cause del decesso sembrano ormai essere chiare: forte trauma addominale e toracico, con lesioni letali a fegato, milza e reni. L'enigma che gli inquirenti devono ancora sciogliere verte su che cosa abbia provocato la morte della bimba. Secondo l'accusa, il corpo contundente utilizzato per colpire Matilda sarebbe una scarpa rosa con il tacco argentato che avrebbe lasciato sulla schiena della bambina un segno inconfondibile: una mezza luna, che la calzatura riporta su di un lato. L'indagata ha sempre sostenuto che quel giorno indossava «sabot» fucsia, dello stesso colore della canottiera. Il compagno che si trovava in casa con lei ha riferito di non ricordare bene quali scarpe Elena calzasse, ma non escludeva quelle con la mezza luna di color rosa. Versione ancora diversa è stata fornita dalla vicina di casa, che agli investigatori ha affermato di aver visto ai piedi della Romani un paio di zoccoli neri. Per appurare con certezza se il disegno, una mezza luna trasparente vicino al tacco della décolleté, sia compatibile con l'ecchimosi riscontrata sulla schiena di Matilda, ieri mattina i Ris di Roma si sono recati in Procura a Vercelli per ritirare il reperto costituito appunto dalla calzatura della donna, sequestrata dai carabinieri di Vercelli nel garage della casa di Roasio.
Il Gip vercellese, Emilia Antenore, ha conferito la perizia ai Ris di Roma e non a quelli di Parma, accogliendo l'eccezione della difesa che aveva obiettato sull'opportunità del conferimento della perizia al Ris di Parma. I legali della Romani avevano fatto notare che i carabinieri della scientifica di Parma avevano già ricevuto dalla Procura atti istruttori relativi all'inchiesta. Un particolare, questo, che non li configurava più come periti super partes. Nel tardo pomeriggio di ieri i periti nominati dal Gip, dalla Procura e dalla difesa, si sono recati nel carcere Billiemme di Vercelli per effettuare la perizia psichiatrica sulla madre.
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