Il manifesto di Fini: ecco dove voglio andare

Fini pubblica un libro a cui ha lavorato tutta l’estate. Uscirà tra un mese edito da Rizzoli. Lo scopo è indicare una "nuova concezione politica", con posizioni anche in contrasto con il suo schieramento

Il manifesto di Fini: ecco dove voglio andare

Roma - «Visto, si stampi». Ci siamo quasi. Ancora un mese, o giù di lì. E con quindici euro, ben spesi o meno si vedrà, ci si porterà a casa il manifesto. No, no, nessuna sottoscrizione: il quotidiano comunista stavolta non c’entra. A finire sul comodino, infatti, sarà un saggio di 130 pagine, una sorta di «lettera aperta ai giovani» per una «nuova concezione della politica», con un titolo che sembra-quello-di-un-film-ma-non-lo-è: Il futuro della libertà. Chi è l’autore? Nientemeno che Gianfranco Fini. Già, proprio lui, il presidente della Camera e co-fondatore del Pdl. Lo stesso che da mesi rivendica il diritto delle idee, in un partito che pecca, a suo dire, di scarsa democrazia interna, impulso programmatico deficitario. E che non le manda più a dire a Silvio Berlusconi da cui pretende rispetto e pari dignità per gli ex (in parte ancora oggi) fedelissimi.

Insomma, vergate le bozze in piena estate, diviso tra Roma e la verandina di Ansedonia, «uno dei politici italiani più interessanti, con un piglio da statista» - così almeno lo definisce il New York Times - è pronto alla nuova offensiva. Letteraria, s’intende. Che s’inserisce alla perfezione, però, nella strategia movimentista portata avanti da quando siede sullo scranno più alto di Montecitorio. E su cui non intende rimanere imbalsamato, pure a costo di litigare.

E allora, cosa dirà mai nel suo libro contro gli «oppressori» di ieri, la terza carica dello Stato? Ovvero, su quale battaglia ideologica affonderà il colpo «l’ex fascista che nei primi anni Novanta aveva un busto di Mussolini esposto nel suo ufficio - lo scriveva ieri sempre il quotidiano della Grande Mela - ma che negli anni si è trasformato in un costituzionalista centrista e secolare (e sionista), molto rispettato anche da ampi segmenti della sinistra»? Ah, saperlo.

Intanto, però, ecco un piccolo indizio. Contenuto nella scheda che la Rizzoli (già, si affida a Paolo Mieli & company, mica alla Mondadori del Cavaliere, sia chiaro), pronta a bombardare sul Corriere della Sera, ma non solo, con un battage pubblicitario degno di un best-seller, ha messo a punto in largo anticipo per i librai. In attesa delle loro ordinazioni. Finita su Internet e ripresa ad esempio da libreriauniversitaria.it.

Al di là di modifiche o integrazioni, la descrizione fornita dalla casa editrice va letta tutta d’un fiato. Eccola: «I ragazzi di oggi sono abituati alla libertà, la considerano una condizione naturale. Ma non è sempre stato così. A loro, Gianfranco Fini racconta il “mondo di ieri”, in cui i nemici della libertà (il fascismo, il franchismo, il nazismo, il comunismo) opprimevano popoli e individui. Solo se si ha la coscienza che la libertà è un bene prezioso da difendere a ogni costo potremo affrontare le nuove sfide del futuro, che Fini delinea con chiarezza, esaminando senza peli sulla lingua anche temi controversi come l’immigrazione, la cittadinanza, la laicità, sui quali assume posizioni talvolta in contrasto con quelle prevalenti nel suo schieramento. Così, questa lettera aperta ai giovani diventa il manifesto di una nuova concezione politica».

Boom. Ci sarà tutto il pensiero finiano, dunque. Nero su bianco. E dopo le recenti lettere degli ex aennini al premier e leader Pdl, sbarcherà presto in libreria il suo manifesto politico. Che riprende non a caso il concetto «futuro» di Farefuturo, la fondazione con cui allaccia sempre più rapporti trasversali. Basti pensare al convegno del 7 ottobre alla Camera, promosso dalla fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, Italia futura (toh, anche qui prospettiva a larga gittata), dal titolo eloquente: «L’Italia è un Paese bloccato. Muoviamoci!».

E ai «Dialoghi asolani» di dieci giorni dopo, quando si confronterà con Massimo D’Alema sulle nuove sfide in fatto di immigrazione. Fitto d’incontri bipartisan anche il calendario di novembre. Ma, a quel punto, basterà avere quindici euro in tasca.

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