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Il manovale fu condannato a sei anni dopo l’esame del Dna. La vittima: «Quando ho visto quell’uomo in televisione mi si è fermato il respiro. Ma a Tommy è andata peggio» «Io, violentata da quel mostro senza pietà» La ragazza che nel 2000 fu stupr

Gaetano Ravanà

da San Biagio Platani (Agrigento)

Lei è stata la prima vittima di Mario Alessi. Lei è la donna che Alessi ha stuprato con la cattiveria che solo un bruto può avere. Lei è la ragazza che nell'estate del 2000 ha avuto la vita sconvolta, violentata da quello che oggi è il Mostro e da un suo degno compare, Giovanni Bongiovanni, entrambi condannati a sei anni. «Quello che è successo è mostruoso - dice oggi - ma non mi sorprende più di tanto. Questa persona è capace di tutto. Da tempo non avevo sue notizie, per fortuna se ne era andato da San Biagio Platani. L'ho rivisto in televisione, mi si è fermato il respiro. Ho cominciato a tremare, la ferita si è riaperta del tutto. Mi è tornata in mente quella maledetta serata: solo una persona senza cuore può aver fatto una cosa del genere. Io sono stata violentata, ma al piccolo Tommaso è andata anche peggio, molto peggio».
Piange la ragazza, guarda sempre la foto di Tommy, si sente legata a quel bambino, quasi come fosse la mamma, la sorella maggiore. «Quando mi ha violentato - continua a raccontare - nei giorni seguenti non mi dava pace. Mi telefonava a qualsiasi orario. Mi diceva che riusciva a convincere la gente a fare quello che lui voleva. Mi diceva che era furbo tanto da essere soprannominato strizzacervelli. Le persone fanno quello che voglio io perché io sono uno psicologo, continuava a ripetermi». Lei, la vittima, però non si è lasciata intimorire: con l'aiuto della famiglia e del suo legale, Giuseppe Sciarrotta, è andata fino in fondo. «Mi chiamava dal suo telefonino cellulare pertanto agli inquirenti fu facile risalire a lui. Grazie a una perizia fonica, i carabinieri lo inchiodarono alle sue responsabilità. Lui ha sempre negato tutto, ma fortunatamente invano. I giorni del processo furono difficili, quando venne condannato, pensai che la punizione fosse esemplare visto che l'uomo venne condannato a nove anni. Alessi però aveva chiesto il rito abbreviato, e pertanto la pena venne ridotta di un terzo e quindi portata a sei. Era già pregiudicato per il mancato sostentamento alla moglie e ai due suoi figli: quando andò via da San Biagio Platani, tirai un sospiro di sollievo».
Quasi la fine di un incubo, anche se è impossibile dimenticare ciò che successe quella sera del giugno 2000: «Vidi due persone con il passamontagna è pensai ad una rapina. In effetti, almeno inzialmente, i due ci avevano chiesto gli oggetti preziosi e i soldi. Poi, il mio fidanzato che era un carabiniere di leva venne legato ad un albero e Alessi approfittò di me. Prima di andare via, danneggiarono anche l'auto per poter fuggire senza alcun problema». Oltre alla perizia fonica e agli esami del Dna i carabinieri, nell'autovettura di Alessi, avevano rinvenuto anche i due collant di nylon nero e il coltello utilizzato per la rapina. Inoltre dal telefonino cellulare avevano rilevato, visualizzando il display, le chiamate all'utenza della ragazza.
La vittima e il suo fidanzato oggi sono ancora insieme e questo è servito nel recupero psicologico della giovane. Il loro legale fa sapere che i due ragazzi - già costituiti parte civile - parteciperanno all'udienza davanti la Corte di cassazione che dovrebbe portare alla condanna definitiva di Alessi, che per tutto il processo non è mai andato in aula. «Andremo avanti - dice ancora la ragazza - capisco che ora lui non uscirà più di galera dopo quello che ha fatto, ma spero lo stesso che la condanna sia confermata. Seppure a fatica - conclude - stavo ricominciando a riprendermi. Sapere della fine di Tommaso mi ha fatto ripiombare nel terrore».
Tra i fantasmi di un passato che la tragedia di Tommaso ha riportato in primo piano: «Pur essendo una ragazza forte, intelligente e capace per la mia assistita, la vicenda di Tommaso - dice l'avvocato Sciarrotta - ha significato il riaprirsi di una ferita dolorosa. Abbiamo avuto la conferma delle potenzialità delinquenziali del soggetto». E anche il papà della ragazza è uscito allo scoperto.

«Quest'uomo merita di rimanere in cella per sempre - ha detto - mia figlia è morta, in lei si è riaperta la stessa ferita di prima».

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