Approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, la Dichiarazione fu un evento storico di importanza universale: «Per la prima volta, la comunità internazionale stava assumendosi la responsabilità della difesa e della promozione dei diritti, considerati gli elementi essenziali della coesistenza umana. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani offrì una nuova prospettiva, definendo la centralità dei diritti umani nel perseguire un mondo libero dalla paura e basato sulla giustizia». Redatta in inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco e arabo, si presta a misura dello stato reale di «ben-essere» delle nostre odierne civiltà. Si può paragonare, ad esempio, le tante, troppe notizie di guerra che ci bombardano ogni giorno (a noi, almeno solo metaforicamente...) con l' articolo 3: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona». Adamantino, ovvio, e tradito e in ogni parte del pianeta, anche in questo momento. Ma non è necessario volare negli angoli più remoti della terra per constatare come questi diritti siano continuamente violati. Ecco l'articolo 7 che dichiara: «Tutti sono uguali davanti alla legge e hanno diritto senza alcuna discriminazione a una eguale tutela» e il 23 che sembra un gentile schiaffo ai giovani del Bel Paese: «Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione».
Forse, questo agile libretto illustrato, custode di verità urgenti, dovrebbe circolare un po' di più tra quegli individui chiamati, per merito o per sorte, a legiferare sui diritti dei propri simili.«Amnesty International - Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani»
Modern Publishing House, 100 pagg. 8 euro
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