Marchesini: rieccoci in Trio vogliamo conquistare i giovani

«Appena ci siamo rivisti abbiamo ritrovato la stessa complicità»

da Roma

«What is it Trio?». Che cos’è il Trio? Domanda inconcepibile per i fan; agghiacciante addirittura per Massimo, Anna e Tullio. Ma è la domanda che gira su «You Tube», l’area internet più frequentata dai giovani. Il che, per lo storico ritorno della formazione comica più amata e popolare degli anni Ottanta, in un programma che si dice «pensato e rivolto soprattutto ai giovani», non è proprio incoraggiante. «La decisione di riunirci, dopo che per anni e sempre invano tutti ci avevano chiesto di farlo, è nata proprio per questo: farci conoscere dai giovani - conferma Anna Marchesini -. Ovvero da quelli che, quando eravamo al massimo della carriera, neppure erano nati». E non a caso l’idea è esplosa nel salotto di Anna, davanti a un videoregistratore, «rivedendo per la prima volta, venticinque anni dopo, gli sketch che avevamo fatto per Domenica in. Compresi alcuni inediti mai andati in onda. Porca miseria, ragazzi: ci siamo divertiti come allora! E ci siamo detti: se i giovani d’oggi li conoscessero, riderebbero allo stesso modo?». Quando più nessuno pensava a loro, insomma, sono stati loro a proporsi a Ballandi (produttore) e a Del Noce (direttore di Raiuno): e a farsi avanti è stata proprio colei che finora era parsa maggiormente restia. «Non è vero che fossi io ad oppormi alla riunione del Trio - protesta la Marchesini -, la cosa è semplicemente avvenuta quand’era giusto che avvenisse. Spiacente: ma con noi tre non c’è spazio per il gossip. Ci amiamo, ci stimiamo, andiamo sempre d’accordissimo. E oggi più che mai».
Ma il problema è: perché il Trio ha deciso di tornare senza fare il Trio? E perché rivolgendosi al tipo di pubblico che meno lo conosce? Non esiste più la mezza stagione (dal titolo di uno dei loro sketch più surreali e irresistibili) - in onda per tre puntate da sabato su Raiuno - non proporrà infatti Anna, Massimo e Tullio in nuovi sketch, forma tipica della loro comicità; ma nelle vesti d’ironici «professori» che, tenendo una lezione ad alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma, introdurranno e commenteranno le scenette di venticinque anni fa, compresi i famosi inediti. «Insomma: ritroveremo i nostri meccanismi comici, rinati identici appena ci siamo ritrovati, semplicemente interagendo coi ragazzi». Ma oltre a quelli in studio, quali altri giovani potranno apprezzarli, se i ragazzi il sabato sera lo passano ovunque, tranne che davanti alla tv? «Noi speriamo di attrarne lo stesso qualcuno - minimizza Tullio -, altrimenti ci accontenteremo di quelli che erano giovani quando lo eravamo anche noi». «Certo: siamo terrorizzati - sospira Anna -, per incontrare voi giornalisti ci hanno sedati». Oltre la paura, però, c’è gioia ed emozione. «Di colpo abbiamo ritrovato le atmosfere di allora - sorride Massimo -. Siamo tornati, come diciamo noi, nella “stanza del nostro cazzeggio”, tirandone fuori idee e trovate come allora». Nessun confronto coi comici d’oggi: «Anche perché loro, costretti ad esibirsi in programmi-carrellata, rischiano la comicità “usa e getta”». Per noi la comicità non è mai stata “satira” - aggiunge Tullio -, ma libera invenzione su qualsiasi tema, senza obiettivi politici, senza imperativi trasgressivi». «E poi un attore non smette mai d’imparare a fare il comico - aggiunge Anna -.

La comicità è per lui come la terra promessa: un obiettivo eterno». E se il successo tornasse, il Trio tornerebbe definitivamente? «Lasciamo fare alla vita - filosofeggia Massimo -, i nostri inizi non furono programmati. Il ritorno nemmeno. Per il futuro... Staremo a vedere».

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