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Marin: «Io e Fede, prima della gara...»

«È quasi tutto finito». Questo ha confessato, ieri pomeriggio, Rezart Taçi, l'albanese che voleva acquistare il Bologna. Aveva sottoscritto un contratto preliminare con scadenza lunedì per l'80% delle quote, non ha proceduto al pagamento dei 24 milioni concordati, vuole come minimo uno sconto di 7-8 che la famiglia Menarini non è disposta a concedergli. Strano l'atteggiamento del petroliere di 38 anni, non è la liquidità che gli fa difetto, nelle ultime due stagioni invitava il Milan al trofeo Taçi Oil offrendo un milione e mezzo per volta. Voleva la società rossoblù per portare il suo oro nero sul mercato italiano, possibile che abbia intuito complicazioni al suo piano di espansione e per questo voglia lasciar perdere tutto. «Parlerò giovedì», dice semplicemente il geometra Renzo Menarini. Ovvero domani. La figlia Francesca dopo la salvezza all'ultima giornata, grazie all'harakiri del Torino in casa con il Genoa, aveva promesso un Bologna da prime dieci posizioni, da fine 2008 era già in contatto con Taçi, ora viaggia verso l'austerity e soprattutto penserà a vendere gli esuberi.«Siamo la barzelletta d'Italia», è il pensiero comune dei tifosi petroniani, beffati già la scorsa estate dall'avvocato americano Joe Tacopina.

L’albanese sarebbe l'unico proprietario straniero della serie A.

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