Il marito finisce sotto accusa per un mozzicone di sigaretta

È stato rinviato a giudizio Gaetano Tripodi, il quarantenne autotrasportatore accusato di aver ucciso a coltellate l’ex moglie, Patrizia Silvestri e di averle tagliato la testa. Il provvedimento, firmato dal pm Assunta Cocomello, sarà esaminato dal gup Maurizio Silvestri nell’udienza del 9 febbraio.
Il corpo mutilato della donna era stato trovato in un’area di servizio del quartiere Casilino la notte del 2 maggio dello scorso anno. Tripodi invece era finito in manette il giorno successivo al delitto. Diversi gli elementi a suo carico. Tra questi, le telefonate partite dal suo cellulare: in base ai tabulati l’uomo al momento dell’omicidio si trovava a Roma, a differenza di quanto da lui sostenuto nel corso degli interrogatori. Altra prova, ancora più schiacciante secondo il parere dell’accusa, un mozzicone di sigaretta scovato nelle vicinanze del cadavere sul quale nel corso delle indagini è stato rinvenuto il Dna dell’uomo. Per la procura il movente del delitto è racchiuso nei dissapori emersi nella coppia, poi culminati in una dura serie di minacce. Non ultima quella di decapitare la Silvestri.


I legali della difesa lamentano tuttavia l’incongruenza degli elementi raccolti contro il proprio assistito. E puntano tutto sull’assenza, all’interno della cabina dell’automezzo condotto da Tripodi la sera in cui è avvenuto il crimine, di una qualsiasi traccia di sostanza ematica riconducibile alla vittima.

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