Nonostante un sontuoso paio di baffi e un portamento da virile alfiere padano, Roberto Maroni è comunque oggetto di stalking. Ovvero la persecuzione via telefono, posta e mail che spesso vede le donne come vittime. «Mi manda praticamente una lettera al giorno, ma io preferisco smorzare con cortesia i toni di una polemica che non esiste», ha ammesso imbarazzato Maroni. A foraggiare le Poste Italiane con missive quotidiane allesponente leghista è però il presidente emerito Francesco Cossiga, che gli ha negato la fiducia: «Di lui non stimo nulla - ha picconato lex capo dello Stato -. E non si azzardi ad allungare le gambe sulla scrivania che fu mia e di Scelba». Il terreno della polemica si arricchisce di una punta di sana gelosia da istituzione e di quel senso di superiorità che ogni predecessore rivendica sullerede.
Anche se la polemica tra i due risale allo scontro sul Sisde del 1994 e forse ancora più indietro nel tempo: «Cossiga mi rimprovera una cosa non vera quando parla della mia presunta appartenenza ad Autonomia operaia», conclude Maroni, negli anni Settanta vicino al Movimento studentesco milanese fondato da Mario Capanna. Insomma, Cossiga e Maroni non si amavano ai tempi del ciclostile e dei megafoni e non si amano neppure ora tra sms, cellulari e lettere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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