RomaFilippo La Mantia, lei è sempre stato uno chef amato dal bel mondo. Anche dai politici?
«Nel mio ristorante allhotel Majestic vengono in media tre ministri al giorno, e politici di tutti gli schieramenti».
Perché questo successo?
«Si sentono al sicuro, il ristorante non dà sulla strada e il pranzo può durare da 5 minuti a due ore, a seconda delle esigenze. Il servizio è veloce ma non cè nessun atteggiamento di devozione. Li lasciamo in pace».
E poi cè lei...
«E sanno che anche se il ristorante è strapieno un tavolo per loro lo trovo sempre...».
Ah ecco. Quindi qualche favoritismo cè...
«Se però si riferisce al conto, non mi hanno fatto mai questioni di prezzo».
Tanti siciliani?
«Di vertice solo quattro o cinque. Ma anche tanti padani, le assicuro...»
Ma comè la classe politica a tavola. Sa apprezzare le cose buone?
«Secondo me ha il palato fine. Ed è disposta a imparare. Io ad esempio gli ho fatto scoprire le bollicine made in Sicily».
Chi sono i più competenti?
«Due nomi: a destra Roberto Maroni, che sa quello che vuole e mangia con gusto; e a sinistra Nicola La Torre, che mi segue da sempre».
E il più capriccioso?
«Diciamo il più birbone: Paolo Romani, che viene da me almeno quindici volte lanno e vuole sempre personalizzare i piatti».
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