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Marta perde anche la «sua» moschea

(...) Vengono ribaditi alcuni punti cardine che la prossima amministrazione non potrà disattendere, primo fra tutti il diritto della comunità islamica ad avere un luogo di culto a Genova. Noi ribadiamo, dopo tutte le verifiche svolte accuratamente, che il sito più idoneo rimane il Lagaccio, ma non avendo trovato un accordo con tutte le forze di maggioranza, lasciamo aperta la possibilità di un cammino partecipativo prima dell'atto di concessione. Quest'ultimo, scrivete pure così (riferito ai giornalisti, ndr), viene sterilizzato». Tradotto: la prossima amministrazione potrà anche decidere di costruire il minareto in un altro posto. La dimostrazione che questa operazione sia un lavarsene le mani è confermata dalla mancanza di limiti di tempo del percorso partecipativo.
«Ci sembrava giusto lasciare la possibilità alla giunta che verrà, se lo ritiene opportuno, di intraprendere un percorso partecipativo - ha spiegato Vincenzi - ascoltando le voci sia degli abitanti del Lagaccio che quelle della comunità islamica. Noi avremmo voluto arrivare ad un esito concreto, ma l'Idv ha una visione diversa. Ribadiamo i punti centrali del lavoro svolto, come il diritto irreversibile della Fondazione ad avere un luogo di culto. Quanto fatto in questi anni non verrà accantonato. Se si decidesse di intraprendere il percorso, quale è il limite temporale? Non ne abbiamo messi, non volevamo condizionare in modo così netto la prossima amministrazione».
Paradossalmente se la futura maggioranza decidesse di rimandare l'atto di concessione dopo consultazioni con i cittadini senza vincoli temporali, potrebbe passare addirittura un intero altro ciclo amministrativo. Ma Vincenzi ha smentito questa visione dei fatti: «Il percorso partecipativo è importante, ma non si può far passare troppo tempo - ha continuato il sindaco - perché la Fondazione musulmana potrebbe anche impugnare la questione, facendo ricorso al Tar. Vincerebbe sicuramente».
La verità è che la «questione moschea» è un altro replay da collezione di quanto accaduto, o meglio non fatto, in questi cinque anni di amministrazione.

Come per la mancata approvazione del bilancio, si mascherano evidenti sconfitte con proclami: dal «non far pagare l'Imu alla povera gente», al «percorso partecipativo» per la costruzione della moschea. Tutti specchietti per le allodole. La verità è davanti agli occhi di tutti: si aveva paura di un colpo di mano sia sul bilancio che sul minareto da parte dell'Idv che ha una visione diversa a tale proposito.

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