Martedì arriva la par condicio «Così potrò riposarmi un po’»

Marianna Bartoccelli

da Roma

«Ora arriva finalmente la par condicio, la legge bavaglio. Vuol dire che da martedì andrò un po’ meno in tv e potrò riposarmi». Sembra tirare un sospiro di sollievo il premier Berlusconi annunziando che adesso la par condicio, quella prevista dalle norme, modificherà palinsesti e programmi televisivi e radiofonici in modo che tutti i partiti debbano avere lo stesso spazio, che i politici possano andare soltanto nei programmi informativi, e trenta giorni prima della scadenza elettorale anche gli spazi saranno rigidamente organizzati con tanto di bilancino e di noia assicurata.
Ma intanto l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, forte di un suo atto di indirizzo e delle raccomandazioni del presidente della Repubblica, ha cominciato a sanzionare alcuni programmi televisivi contestando la violazione delle norme. Minimulta di 150mila euro a Rete 4 per il programma «Liberi Tutti» di Irene Pivetti, dove il 4 febbario scorso era andata in onda una lunga intervista a Silvio Berlusconi. Bacchettate anche al programma di Martelli, «L’incudine», e per Isoradio (il canale radiofonico Rai di Riccardo Berti che ha ospitato il premier Berlusconi) e «Che tempo che fa» di Fabio Fazio. Questo benché il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, abbia ripetuto che «anticipare i termini della par condicio va contro la legge».
Duro il commento di Silvio Berlusconi giovedì a «Otto e mezzo» su La7, che ha accusato l’Authority di non essere più un organo di garanzia «ma un organo di battaglia politica». Mentre il vicepremier Gianfranco Fini ha ribadito piena fiducia al presidente dell’Authority, Corrado Calabrò: «Le decisioni vanno rispettate anche se non si condividono. Sono convinto che quella per Rete4 non sarà l’unica sanzione». E il capo della Farnesina aggiunge: «Adesso che scatta la par condicio, mi auguro che finisca questa polemica». Polemica rintuzzata dallo stesso premier durante la sua partecipazione ieri sera a «Matrix», su Canale 5, che alle accuse della sinistra di «aver trasbordato in tv», replica: «Non è così, io ho lavorato 4 anni e mezzo al governo, sono quelli della sinistra che stanno in tv di più».

Intanto l’Authority ha ricordato che dal momento in cui scatta la par condicio vanno stoppati anche gli spot istituzionali. Raccomandazione che nasce da una segnalazione fatta da alcuni esponenti Dl e Ds in relazione agli spot del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sulle grandi opere.

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