Martelli: «Io e Craxi pensammo al suicidio»

L’ex delfino psi rivela i momenti più bui di Tangentopoli «Bettino mi chiese: “Vogliono che mi tolga la vita?”»

da Milano

La ferita si riapre, anche tredici anni dopo. L’inchiesta, gli avvisi di garanzia, i titoli sui giornali, le manette, i cori in piazza, la prima repubblica che frana travolta da Tangentopoli. Lo spettro della morte. Il tragico outing di Claudio Martelli. «Nel 1994, con Bettino Craxi pensammo al suicidio».
L’ex ministro di Grazia e Giustizia parla all’Eco di San Gabriele, il mensile del Santuario dei Padri Passionisti. Anticipazioni dell’intervista contenuta nel numero di marzo. Il «delfino» scava nella memoria. E ricorda. «Ha mai pensato al suicidio?», chiedono. «Sì - replica Martelli -, e con me anche Craxi». Ancora, una domanda. «E lei cosa sa?». Una risposta appena accennata, quanto basta a rievocare i momenti più bui. «Ne parlammo mentre infuriava Tangentopoli. Un giorno, affranto, Craxi mi disse: “Che devo fare? Li senti? Cosa vogliono, che mi suicidi?”. Non dirlo neanche per scherzo, gli risposi, mandali a... ».
Un momento di debolezza. Forse un lucido, «cattivo» pensiero. «Sì - continua infatti Martelli - ma io non li chiamo cattivi pensieri. Io non ho una morale cattolica, sono attratto piuttosto da quella di Socrate e degli stoici». Dunque, «se le circostanze avverse o una coercizione violenta ti pongono nell’alternativa di scegliere tra la dignità e la vita... avrei dei dubbi. Come li ho avuti».
Risposte di un laico. Anche all’obiezione fatta dall’Eco che «la vita, pur disonorevole, è sempre vita». «E allora - replica l’ex numero due del Psi - come giudichiamo Moroni, Cagliari, Gardini, Amorese e gli altri quaranta suicidi di Tangentopoli? Dei vili? Stretti in questa alternativa, in questo cul de sac, hanno preferito la morte fisica a quella morale».
Rivelazioni, quelle di Martelli, che scatenano le ire di Stefania Craxi, figlia dell’ex leader socialista. «Lui non ha alcun titolo per parlare di mio padre». Trattiene a stento la rabbia, tenendosi lontana dall’argomento. Non vuole ascoltare dei presunti propositi di suicidio del padre. «Dopo tutto quello che è successo - si limita a dire -, Martelli dovrebbe soltanto avere il buon gusto di tacere».
Dolorosa confidenza, quella di Martelli. E l’immagine di un inedito Bettino Craxi, accanto a quella dell’uomo che fino all’ultimo gridò la propria innocenza. «Non chiedo carità pelose», aveva detto da Hammamet rifiutando con sdegno l’offerta di arresti domiciliari per il suo grave stato di salute. Nessun salvacondotto per curarsi in Italia, o tutto o niente. «Non sono né un latitante né un fuggiasco - ripeteva -, sono un esule politico e se non posso tornare a casa mia da uomo libero, preferisco rimanere qui, anche da morto».

Per oltre cinque anni ha vissuto in Tunisia, fiaccato da una grave forma di diabete, in attesa di rientrare in Italia. Fino al 19 gennaio di sette anni fa, stroncato da un infarto. E ad Hammamet resta ancora la sua tomba.

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