Massacrato per 40 euro e sepolto in giardino

nostro inviato a Varese

Quaranta euro di debito. Ecco quanto vale la vita di un ragazzo. Il saldo è una bara. Lo hanno massacrato, decine e decine di coltellate, poi visto che «proprio non voleva morire» una picconata in testa.
Nel giardino di casa, nel cuore della notte, mentre i grandi dormono. Ignari, forse un po’ preoccupati, ma forse troppo stanchi per alzarsi. Dean Catic, era nato a Pola in quella Croazia che parla italiano, 17 anni fa. E a Varese ci era arrivato ancora in fasce. Ieri lo hanno trovato sepolto nel giardino della villa di uno dei suoi amici. Sotto mezzo metro di terra e un paio di pianticelle piantate sopra per nascondere l'orrore.
Un delitto nascosto per tre giorni, violenza inaudita e ferocia senza limiti che non conoscono un perché. Dopo le Bestie di Satana, dopo una catena di omicidi che ancora un decennio dopo non trovano una spiegazione accettabile, oggi la ricca provincia lombarda si ritrova a fare i conti coi nuovi mostri. Hanno 19 e 20 anni, si chiamano Andrea Bacchetta e Jacopo Merani. Erano due amici del ragazzino che hanno trucidato. Figli dei tempi moderni. Con famiglie normali, vite quasi normali e tanta noia.
È una cronaca pulp quella che racconta questo omicidio. I tre, dicono i verbali della squadra mobile, si incontrano lunedì sera in una locale alla periferia della città, il bar Cadore, il solito posto, solite compagnie, soliti giri. Bevono, ridono, discutono poi escono. Ma evidentemente c’è qualche conto da regolare. Storie di droga, piccolo spaccio, tra consumatori. Salgono in auto, sulla Matiz di Merani. Non fanno molta strada, si fermano in via Maiano, una striscia d’asfalto senza uscita che costeggia un campetto da calcio. Intorno case popolari con le tapparelle abbassate e le luci spente. Sono gli assassini a raccontare dopo una notte di interrogatori, le sequenze da Arancia meccanica. Davanti a loro il vicequestore Sebastiano Bartolotta, stenta a credere. È un film dell’orrore in presa diretta. Merani tira fuori un coltello da cucina lungo trenta centimetri e colpisce il diciassettenne. Lui, ferito, tenta di scappare, riesce a uscire dalla macchina ma viene inseguito e colpito ancora e ancora. Prima si aggrappa a una ringhiera, crolla, si rialza, le gambe che barcollano in un'ultima, inutile, corsa. Ma i due lo raggiungono. E infieriscono. Il medico legale conterà trenta-quaranta coltellate. Non è finita. Pensando che sia morto lo caricano in macchina e lo portano a casa di Merani. Sua madre è a letto, non si accorge di nulla. Ma Dean respira ancora. Bisogna finirla, ora a colpi di piccone. Gli fracassano la testa, poi lo avvolgono nel cellophane, e scavano una buca nell'orto della villa. Poi tutti a casa. A ricominciare la vita di sempre.


Intanto scatta l’allarme, ma ci vogliono tre giorni prima che il corpo venga ritrovato. Una voce anonima chiama in questura dicendo che «hanno ucciso Dean». Si fa presto a incrociare la misteriosa chiamata con la denuncia di scomparsa. La verità viene fuori poche ore dopo.

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