IL MASSIMO DELLA SUPPONENZA

Il nostro ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha il dono di dire cose molto discutibili come se invece fossero indiscutibili. Così ha fatto ieri cercando di far credere che dava tutte le ragioni ad Israele, salvo dargli torto, paradosso logico che ci ricorda quello del Prode Anselmo che andava combattendo ed era morto. Così D’Alema si fa promotore, anzi motore, di un’iniziativa che non sta né il cielo né in terra perché mai e poi mai Israele l’accetterà: e cioè quella di una forza di interposizione dell’Onu, che dovrebbe separare «i contendenti» come fanno gli arbitri degli incontri di boxe con la cravatta a farfalla quando si «interpongono» fra due energumeni.
Qui non ci sono energumeni: qui c’è un’unica democrazia parlamentare aggredita da quasi sessanta anni da vicini tirannici, razzisti e inclini al genocidio, punto e basta. La reazione di Israele è «sproporzionata»? E chi è che ha depositato al museo Poids et Mésures di Sèvres l’unità di misura della giusta proporzione nella legittima difesa? Come reagirebbe, che so, la Svizzera se giorno dopo giorno dei terroristi in Lombardia la colpissero con missili, razzi e andassero a rapire uomini delle loro forze armate? O la Spagna di Zapatero se così facessero terroristi dal Marocco? E poi questa diffusa supponenza della sinistra, da cui purtroppo D’Alema non sa discostarsi per mancanza di spazio politico, per cui si deve dire che sì è vero, Israele ha tutte le ragioni, Israele combatte il terrorismo mentre da noi si combattono i servizi segreti che combattono il terrorismo; sì è vero, Israele è l’aggredito; è vero che i suoi soldati sono stati rapiti e altri uccisi, è vero che è sottoposta al massacro rateale quotidiano, ma che insomma, che modi! andare a bombardare un Paese «sovrano» come il Libano. Al ministro non sfugge, e neppure alla Segreteria di Stato vaticana, che il Libano non è uno Stato sovrano perché non vuole o non può esercitare la propria sovranità. E quando uno Stato non controlla quel che accade in casa propria, non ha alcun diritto di protestare se chi è danneggiato si sostituisce nel controllo per difendersi. La sinistra sbava di felicità all’idea di mettere in piedi una forza armata sotto bandiera Onu che, nella sua fantasia eccitata, vada a dare una lezione agli israeliani. Sarebbe pura follia se non fosse pura propaganda, perché una forza d’interposizione dell’Onu è possibile soltanto se esistono due contendenti che siano d’accordo nell’accettarne l’autorità e persino l’eventuale suo uso della forza (proporzionata?).
E infatti ieri abbiamo letto un florilegio di applausi alla balzana idea venuta e venivano tutti dalle forze politiche e dagli esponenti politici che odiano Israele, che sono sempre e comunque (senza se e senza ma) schierati contro chi vorrebbe che Israele fosse spazzato via dalla faccia della terra. Davvero il nostro ministro degli Esteri vuole schierarsi con costoro fingendo di aver superato la questione dell’odiosa equivicinanza? Se è così se ne assuma le responsabilità insieme al Presidente del Consiglio che infila una gaffe dopo l’altra spargendo imbarazzo sulla politica italiana. Ci è veramente impossibile non citare, per legittimo contrasto, la lineare posizione di Berlusconi che ieri ha detto chiaramente da che parte sta.

E D’Alema, alla fine della storia, da che parte sta? Con Hezbollah o con Tzahal? Accetta o rifiuta la legittima difesa di chi vede ogni giorno il proprio olocausto, o chiede che la vittima fermi il carnefice con mano «proporzionata»? Proporzionata a che cosa? Soltanto alle miserevoli necessità di questa finta maggioranza che cade a pezzi da quando è nata.
p.guzzanti@mclink.it

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