Matteo Rosso, oltre che consigliere regionale, è anche responsabile organizzativo regionale di Forza Italia. In questi giorni di dibattito gli saranno fischiate le orecchie, visto che si discute di organizzazione del partito.
Ma cosa sta succedendo?
«Credo che molti debbano ancora entrare nellottica del Popolo della Libertà. Qui a Genova e in parte in altre zone della Liguria, lo sentiamo ancora poco. Dobbiamo invece cominciare a non vederci diversi tra partiti. E capire il ruolo fondamentale di figure come Biasotti, Musso, Oliveri».
In effetti cè chi proprio non digerisce il partito unico.
«Magari qualcuno tiene ancora alla propria identità, inizialmente ognuno di noi poteva sentire questo problema. Ma ormai il processo è avviato, non se ne può fare a meno, rischiamo di tenere fuori la Liguria, di restare sempre indietro».
A proposito di digestione... le cene romane?
«Alla gente non interessa se ci si vede in trattoria, in pizzeria, al ristorante o in ufficio. Limportante è fare. Fare cose costruttive, per il territorio. Ecco perché condivido questi incontri ideati da Michele Scandroglio».
Li condivide?
«Certo, in Regione siamo 5 consiglieri provenienti da 5 realtà territoriali diverse. Saremmo andati allo sbando se il nostro capogruppo, Luigi Morgillo, non ci avesse coinvolti, almeno una volta alla settimana, in un incontro pianificatore. E nessuno si è scandalizzato se non cerano i consiglieri comunali o i parlamentari».
Avanti così, dunque?
«Avanti con il lavoro déquipe, per il bene di tutti, per portare, grazie alla presenza fondamentale di un ministro ligure di peso come Claudio Scajola, le nostre proposte al governo. Anzi, semmai un incontro alla settimana è quasi poco. E poi dobbiamo fare in modo che il comitato regionale sia sempre un momento di sintesi delle varie esperienze. Di confronto, ma da cui uscire più uniti che mai».
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