Matteoli: "Subito il via a Pedemontana, Tav e ferrovie del Veneto"

Il ministro delle Infrastrutture: "C’è chi soffia sull’ideologia ambientalista per dire solo no. Il governo ascolterà tutti poi però deciderà perché le grandi opere devono ripartire"

Matteoli: "Subito il via 
a Pedemontana, Tav  
e ferrovie del Veneto"

da Roma

Ministro Altero Matteoli è giusto dire che lei è tra i veterani del nuovo governo?
«Io e Roberto Maroni siamo gli unici due ad aver giurato per la quarta volta. Siamo rimasti solo noi della pattuglia del ’94».
Ed è una buona cosa?
«Ci sono tante facce nuove e tanti giovani, secondo me è proprio una bella squadra, risultato del lavoro fatto da Silvio Berlusconi, costretto a dire no a tante persone che magari meritavano come noi di stare qui».
E invece lei si è trovato a giurare insieme a giovanissimi come Giorgia Meloni...
«È stata la migliore risposta da dare ai giovani e alle loro incertezze sul futuro. Così come l’avere messo una donna di nemmeno 35 anni all’Istruzione».
Nel precedente esecutivo lei era ministro dell’Ambiente e ora si ritrova dall’altra parte della barricata, alle Infrastrutture e ai Trasporti. Cambia qualcosa?
«Non c’è nessuna contraddizione. Io sono contento che la Prestigiacomo sia andata all’Ambiente, ho lavorato con lei, so quanto è brava. E so che ha la mia stessa logica».
Che sarebbe?
«Giusto il dialogo, ma poi le opere pubbliche si devono fare».
Che situazione ha trovato al ministero?
«Devo essere sincero, il governo Prodi ha combinato tanti disastri, ma alle Infrastrutture, nonostante l’ex ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, non è stato cancellato tutto quanto aveva fatto il precedente governo Berlusconi. Alcune cose le hanno continuate. Certo, al rallentatore, come per la Livorno-Civitavecchia che è bloccata. Bisognerà riavviare i motori».
Ma è vero che lei è stato iscritto a Legambiente?
(ride) «Sono stato iscritto d’autorità da Ermete Realacci (presidente dell’associazione ambientalista, attualmente esponente del Partito democratico, ndr)».
Che infatti le ha fatto i complimenti. Ma forse solo perché la ricorda come ministro disposto al dialogo. Pensa che riuscirà ad avere buoni rapporti con gli ambientalisti anche ora?
«Io ho passato più tempo all’opposizione che al governo e conosco il valore del dialogo. E sono anche convinto che a volte con il dialogo si possano prendere decisioni migliori. Questa logica non la cambierò nemmeno ora alle Infrastrutture».
Negli ultimi anni i «no» di certe comunità locali alle opere pubbliche sono diventati più forti. Come li affronterà?
«Certo, nessuno vuole opere nel suo giardino, tutte le vorrebbero realizzare in quello del vicino. È un fenomeno conosciuto in tutto il mondo, solo che da noi non è stato risolto».
Perché c’è chi alimenta le proteste come quella contro la Tav in Val di Susa?
«Certo. E poi perché in Italia anche l’ambientalismo soffre di un’ideologia molto marcata. Io da ministro dell’Ambiente ne ho viste di tutti i colori. Comitati contro le discariche che erano anche contro i termovalorizzatori. E non si accorgevano della contraddizione. Da qualche parte i rifiuti vanno smaltiti. Io sono per il dialogo, ma poi è il governo a decidere».
Quali sono le priorità?
«La Pedemontana, le ferrovie del Veneto, l’alta velocità, la Salerno-Reggio Calabria. Insomma bisognerà rimettere in moto tutte le cose che aveva fatto Pietro Lunardi. Compreso il ponte sullo Stretto sul quale il governo si è impegnato».
A proposito, il precedente governo ha destinato gli stanziamenti per il ponte ad altre spese. Come farete?
«Stiamo cercando di capire come recuperarli. È un problema serio, ma credo che i fondi non siano ancora stati allocati. Stiamo già studiando la situazione».
L’obiezione che le faranno sarà la stessa di sempre: inutile farlo se il resto del sistema stradale della Sicilia e della Calabria è insufficiente. Cosa risponderà?
«Che è inevitabile che il Ponte faccia camminare anche il resto.

Non ha senso che per andare da Trapani a Palermo in treno ci vogliano tre ore. Le infrastrutture sono la priorità del Paese e poi servono alle nostre imprese che pagano un costo in più per l’inadeguatezza di strade e ferrovie. Sono una necessità per tutti».

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