McLaren, la vittoria più triste

Hamilton contro la Ferrari: "Brutto lavorare col coltello puntato. La politica e chi vuol essere superiore mi fanno odiare la F1"

McLaren, la vittoria più triste
Monza - Le mani lunghe di Ron Dennis si allungano sul banco verde del parco monzese, le fiches sono tutte lì, al centro, impilate in tanti piccoli grattacieli. Il gesto del gran capo McLaren è inequivocabile: mani e braccia circondano i grattacieli colorati che crollano e finiscono dentro la sua borsa. Non è un sogno, non è un incubo, è semplicemente la realtà. Le frecce d’argento sbancano Monza come ufficialmente chiesto dall’indagato Dennis e triturano le speranze iridate della Ferrari e delle doppiette invocate dal presidente-tifoso.
Oggi va così, sembra dire lo sguardo tristemente felice di Ron Dennis. Oggi va così, giovedì, a Parigi, andrà diversamente. Ma i più forti siamo noi. Missione compiuta. E la battuta corre crudele e sacrosanta sulla bocca di molti: il dossier rubato alla Ferrari? Solo per controllare ciò che non andava fatto. Ecco perché quei missili argentati volano e si conficcano nella schiena degli uomini rosso vestiti.

Come spesso accade a Monza, che vinca la Ferrari o che le prenda di santa ragione come ieri, nel parco reale regna sovrana e indiscussa la noia. Al via, Alonso s’invola, giusto il sussulto di Hamilton che si fa passare e poi duella e fa a sportellate con Massa prima e rischia poi, eccome se rischia, di fare patapum con il compagno alla seconda chicane. Quindi ecco David Coulthard a far palpitare gli animi infilando dritto e veloce le barriere per colpa dell’alettone rotto. Poi la safety car a smorzare gli animi, quindi si riprende sei giri dopo, quindi la gara finisce lì. Soste ritmate dei big, nulla cambia fra Alonso ed Hamilton, Raikkonen alla fine sarà terzo, Massa, intanto, è già a casa dal giro 10, colpa dell’ammortizzatore. E addio mondiale.

Mentre Ron Dennis conta le fiches colorate nella borsa, mentre si asciuga le lacrime di commozione e stanchezza, mentre assapora quella carezza e quel bacio di sua moglie Lisa, non sa che pochi metri più in là il giovane figliolo allevato in squadra lo difende come non mai. Dice Hamilton: «Non avrei mai pensato di poter odiare qualcosa della F1, ma la politica e la gente che vuol essere più grande degli altri è davvero incredibile...

In macchina mi capita di pensare che tutto ciò per cui ho lavorato, abbiamo lavorato, potrebbe svanire fra pochi giorni. È come vivere con un pugnale puntato contro... Qualcuno vuole affossare Dennis e io credo in lui, per questo gli sarò sempre vicino».

Poco discosto, il gran capo Dennis non sa del ragazzo. Congiunge le mani quasi in segno di preghiera, dice ai media adesso basta, e prende per mano Lisa. Le fiches nella sacca dicono che la McLaren ha 23 punti in più della Ferrari nel mondiale costruttori, dicono che Hamilton ne ha 92, Alonso tre di meno, dicono che Raikkonen è lontano 18 lunghezze e che Massa è ormai kappaò. Non dicono, però, che la sacca è bucata. A Parigi, fra tre giorni, tutto potrebbe scivolare via.
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