Medico senza abilitazione accusato di stupro

Enrico Lagattolla

Nei circuiti ospedalieri, era considerato quasi un «luminare». Il passaparola delle pazienti, poi, ne aveva amplificato la fama. Così stimato, che persino alcuni colleghi lo avevano scelto per sottoporsi a piccoli interventi di chirurgia plastica. Paolo V., milanese di 53 anni, uno studio nel capoluogo e uno a Varese, una laurea in medicina conseguita in Brasile, e le pratiche di abilitazione per operare in Italia mai portate a termine. Esercizio abusivo della professione e peculato: con queste accuse, ieri, il giudice per l’udienza preliminare Marco Alma lo ha rinviato a giudizio.
Con lui, è coinvolta anche la sua «équipe». Professionisti (veri) che operano in ospedali pubblici e privati di Milano, che sarebbero stati al gioco del sedicente medico in cambio di una quota delle parcelle. In sei, tra anestesisti e assistenti chirurghi, sono stati accusati di concorso in esercizio abusivo della professione e peculato. Non solo, infatti, avrebbero coperto il falso specialista, ma si sarebbero anche occupati di procurare parte del materiale necessario alle operazioni (siringhe, guanti, medicinali) sottraendolo alle strutture pubbliche in cui prestavano regolare servizio.
Uno di questi, un medico di un ospedale militare, ha già patteggiato una condanna a 11 mesi e dieci giorni di reclusione, mentre gli altri sono stati rinviati a giudizio davanti alla quarta sezione penale del tribunale di Milano. Assolto, invece, l’ex direttore sanitario di un ospedale, accusato di omesso controllo sugli interventi che si tenevano nelle sale operatorie affittate dal gruppo di imputati.
L’indagine del pubblico ministero Brunella Sardoni risale agli inizi del 2004, e fa seguito alla denuncia di una delle pazienti del medico. Nella sua testimonianza, la donna racconta di abusi sessuali avvenuti mentre si trovava in uno stato di semi-incoscienza, dovuto all’anestesia. Il medico si era difeso sostenendo che si fosse trattato di allucinazioni. «È colpa della Benzodiazepina», aveva risposto mostrando le avvertenze del farmaco, su cui effettivamente si legge che «può produrre fantasie sessuali».
Ma i riscontri degli investigatori hanno dimostrato ben altro. Dopo aver installato una videocamera in una delle sale operatorie utilizzate per gli interventi, hanno registrato le violenze ai danni di almeno quattro delle sue pazienti, e - nel giugno dello stesso anno - tratto in arresto l’uomo, tornato poi in libertà in attesa del processo.
Dal quel momento, il chirurgo è stato messo sotto controllo. Dalle intercettazioni ambientali, quindi, è emerso che Paolo V.

operava abusivamente (reato per cui era già finito davanti al giudice undici anni fa, ma il processo si era chiuso con una prescrizione), che il gruppo di medici che lavorava con lui ne era al corrente, e che nel corso degli interventi veniva fatto uso di materiale sottratto nelle strutture ospedaliere nelle quali i sei lavoravano.

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