Meglio produrre Italiane perdenti La colpa è di Chiesa e velinismo

PERCHÉ NON SI CAMBIA La forte impronta cattolica della nostra società rispecchia un modello tradizionale e troppo maschilista

Titola l’Economist: We did it. «Ce l'abbiamo fatta». Il 2010 sarà l’anno del sorpasso: negli Stati Uniti le donne diventeranno maggioranza della forza lavoro (oggi sono il 49,9% degli occupati). Già sono maggioranza tra i laureati nei Paesi Ocse e maggioranza dei professionisti in molti Paesi ricchi, compresi gli Usa. Per l’Economist è la più grande rivoluzione sociale dei nostri tempi. Ancora più incredibile perché è una rivoluzione silenziosa e non violenta. Il titolo per l’Italia dovrebbe diventare: «Non ce l’abbiamo fatta». Il nostro Paese è citato come fanalino di coda, insieme con il Giappone: meno della metà delle donne sono impiegate e la tendenza non sembra incoraggiante. La notizia non è nuova, e non dovrebbe stupire più di tanto che un Paese come l’Italia sia al primo posto nella classifica del maschilismo. Perché le donne in Italia se ne stanno a casa? I motivi sono tanti, ma si possono riassumere in due grandi categorie. Prima categoria: la forte impronta cattolica della nostra società. Per la Chiesa la divisione dei compiti all’interno della famiglia deve rispecchiare il modello tradizionale: la madre è angelo del focolare, si occupa dei figli e del marito. L’uomo invece porta a casa i soldi, quindi esce e lavora. Lo stipendio della donna è quasi sempre un secondo stipendio e se uno dei due deve rinunciare al lavoro, sarà la donna a farlo (dato che guadagna di meno, fino al 26 per cento in meno). Gli asili nido, la paternità obbligatoria (come in Norvegia) e i sussidi per le madri lavoratrici, sono mal visti dalla Chiesa. Non si fa niente per permettere alle donne di tornare al lavoro al più presto e si fa invece di tutto per nutrire i loro sensi di colpa. In Francia una pioggia di assegni e di soldi pubblici aiuta le donne nel difficile compito della conciliazione. In Germania il ministro Ursula von der Leyen si è impegnata a dare un posto gratis al nido per ogni bambino sotto i tre anni. Provate a trovare un posto in un asilo nido a Milano (dove una donna su tre lascia in lavoro dopo la nascita di un figlio) e poi ne riparliamo. Scrive l’Economist che il trionfo del cervello ha portato molte donne a livelli di istruzione elevati. All’estero funziona così. Da noi no. E qui veniamo alla seconda grande categoria di motivi.
La massima aspirazione nazionale è fare la velina, sculettare in televisione, partecipare ad «Amici» o al «Grande Fratello». Valga per tutte l’esempio di Sara Tommasi, laureata in Economia alla Bocconi, che si vanta di aver imparato a vendere bene il suo prodotto: tette rifatte e nudità. Impazza sulle reti Mediaset e si fa fotografare nuda sul calendario di Max. In Italia, che sempre l’Economist aveva definito «Il Paese delle donne nude», si fa carriera con altri strumenti. Il cervello e la professionalità lasciamole alle americane.

In Italia continua a dominare una mentalità maschilista per cui un ministro può rivolgersi in un talk show alla direttrice dell’Unità Concita De Gregorio dicendole «Concitina». Provate a farlo con una donna americana e poi ne riparliamo.

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