Il cognome ben si adatta alla nuova qualifica, nel senso di titolo di studio, di mansione lavorativa, non di pole position; molto meno si adatta al curriculum del ragazzo. Perché questanno al Dottor Rossi tocca, di tanto in tanto, vestire gli onesti panni del ragionier Rossi. Problema di gomme che vanno meglio se usate ma tradiscono da nuove, soprattutto problema di moto che quelle gomme dovrebbe esaltare. Così ieri, nel giorno del meritato trionfo di Melandri.
Fatto sta che il fenomeno deve far di conto, deve gestire e raggranellare punticini, cercando di riportare in porto la nave ammaccata della Yamaha. Come successo in Spagna nel Gp desordio quando, speronato e a terra al via, riuscì comunque a concludere la corsa a punti. Musica diversa in Qatar, dove Valentino ha vinto e dominato e fatto il Dottore perché la moto non era perfetta ma buona e il resto ce lo mette lui. Pronto alloccorrenza, quando i guai tecnici sono troppi anche per i fenomeni, a ritornare ragioniere. Come ieri. «Peccato però per quel dritto... - dirà -, se la moto non fosse stata inguidabile non sarebbe accaduto», peccato «perché sul podio sarei arrivato» anche partendo undicesimo. «Ma visto come stavano andando le cose, il quarto posto va bene» sorride il ragionier Rossi.
Tutto questo significa lavoro doppio per lui e spettacolo doppio per noi: perché stanno crescendo i baby prodigio voluti dal colosso giapponese umiliato in questi anni da Rossi, una truppa di giovani schierati a costo di prepensionare Biaggi e altri veterani, cosa che Melandri non ha mancato di sottolineare; spettacolo doppio perché il motomondiale non ha più il dittatore delle passate stagioni, ma la lotta è più aperta che mai: Vale è quinto con 40 punti, 12 in meno di Hayden in vetta, a 11 da Capirossi secondo. Un niente nel mondo che impenna. E il ragionier Rossi lo sa.
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